Guerriglia ultras, saliti a 20 gli indagati
Rischiano condanne fino ai 15 anni

La Procura contesta ai supporter comaschi denunciati la violenza aggravata

Prosegue in Questura il lavoro di identificazione di tutti gli autori degli scontri del derby

Rischiano - potenzialmente - fino a quindici anni di carcere gli ultras comaschi finiti sotto inchiesta per gli scontri tra viale Rosselli e viale Masia al termine del derby con il Varese di domenica 14 gennaio. La Procura di Como ha indagato i presunti responsabili dei violenti scorsi avvenuti all’esterno del Sinigaglia i reati di violenza o minaccia aggravata a pubblico ufficiale. Reato particolarmente grave, se si considera che il codice penale prevede che «se la violenza o la minaccia è commessa da più di dieci persone - come il caso di specie ndr -, pur senza uso di armi, la pena è della reclusione» da un minimo di «tre a» un massimo di «quindici anni» di carcere.

Il numero delle persone finite sotto inchiesta, nel frattempo, è aumentato: sarebbero almeno venti gli ultras che potrebbero essere chiamati a rispondere penalmente della follia di una domenica pomeriggio di violenze.

Sotto accusa non già il lancio di oggetti avvenuto prima dell’inizio del derby all’arrivo dei bus con a bordo gli odiati ultras del Varese, quando viale Rosselli si è trasformata in un muro di fumogeni e lacrimogeni e quando i teppisti con la sciarpa del Como al collo hanno iniziato a lanciare sampietrini e bottiglie di birra all’indirizzo delle forze di polizia schierate per dividere le opposte fazioni della frangia più violenza delle rispettive tifoserie, quanto piuttosto l’ora successiva al match. Quando, nonostante la netta vittoria sul campo, gli ultras comaschi hanno atteso gli avversari e, quindi, hanno attaccato i poliziotti in viale Rosselli prima e in viale Masia poi.

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