I medici: saremo sempre più vecchi e soli
«Assistenza a domicilio fondamentale»

Dottori ed esperti ospiti in un convegno dell’Associazione Antonio e Luigi Palma - «I cittadini vogliono invecchiare senza perdere l’autonomia e andare in casa di riposo»

Lo dicono le statistiche: siamo destinati a vivere soli e più a lungo. Accanto ai dati, in Italia emerge la condizione generale di difficoltà da parte dello Stato e delle famiglie. Così, l’associazione Antonio e Luigi Palma, impegnata da oltre 25 anni nell’assistenza gratuita e a domicilio della popolazione comasca, ha recentemente messo a punto una collaborazione con vari medici di famiglia per aiutare le persone fragili e bisognose di assistenza, avvalendosi anche della collaborazione di numerosi esperti. Il progetto non si sostituisce all’assistenza pubblica, bensì s’integra.

Ieri, al Cardinal Ferrari, l’associazione ha organizzato una mattinata d’approfondimento proprio sull’aiuto a domicilio. «Siamo la nazione più vecchia d’Europa: viviamo più a lungo e in buona salute, però facciamo meno figli e sempre più tardi. Inoltre, aumentano le famiglie composte di anziani e persone sole», ha spiegato Giuliana Costa, docente di Sociologia del Politecnico, intervenuta dopo i saluti istituzionali del professore Angelo Palma, presidente dell’associazione, e Gianluigi Spata, presidente dell’ordine dei Medici di Como. «Attualmente - ha continuato Costa - sono circa due milioni e mezzo le persone over 75 che vivono sole, e la percentuale è in aumento. Più della metà ha difficoltà di movimento fuori casa e il quattordici per cento non è aiutata da un famigliare. Sarà un tema che esploderà nel prossimo futuro».

In Italia, le reti informali d’aiuto sono fondamentali e hanno al centro la donna, pilastro della cura. «I cittadini vogliono invecchiare senza perdere però l’autonomia - ha aggiunto la docente - soprattutto, non vogliono finire in una casa di riposo. Per questo, saranno sempre più fondamentali le cure domiciliari: sono però attività che non costano poco e richiedono una messa in comune di risorse esistenti».

Maurizio Tettamanti, dirigente medico dell’Ats Insubria, ha posto l’attenzione sul tema della normativa regionale sulla fragilità, mentre il medico di famiglia Lorenzo Restelli ha esaminato l’inquadramento clinico del paziente fragile e i metodi di valutazione.

«Sono due i paradigmi utilizzati - ha spiegato - quello biomedico, per esempio la perdita di peso nell’ultimo anno, la sensazione di fatica e la riduzione della forza muscolare e della velocità del cammino, e quello bio-psico-sociale». Individuare la fragilità non è facile e gli strumenti, dalla valutazione multidimensionale all”inter rai”, sono diversi e coinvolgono diversi aspetti. «La condizione dei piedi, i dolori articolari, la perdita di peso, lo stato nutrizionale - ha specificato Restelli - e anche la condizione cognitiva, sociale e ambientale. Bisogna inquadrare le aree deficitarie, determinando le sue necessità, individuando i gruppi a rischio e mettendo a punto gli interventi». Il medico di famiglia Marco Fini ha analizzato il ruolo del dottore di medicina generale quale interlocutore primario nella rete dei servizi e nella gestione a domicilio del malato. «Definire quanto comincia la fragilità è difficile - ha chiarito Fini - e non è per forza un sinonimo di non autosufficienza: è necessario scegliere il percorso migliore per contrastarla nel modo giusto». L’incontro, moderato dai dottori Giancarlo Spinzi e Chiara Magatti, si è concluso con la preziosa testimonianza delle infermiere dell’associazione Paola Giussani e Patrizia Chessorti.

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