I negozianti ci credono: «Ripartiremo»
Si punta tutto sui saldi, al via il 7 gennaio

Cambia il colore delle “zone”, boccata d’ossigeno per il commercio - Cassina (Federmoda): «Guardiamo ai numeri del contagio. Molto dipenderà dall’epidemia»

Una tregua di “colore” in città: si torna zona arancione fino a domanie poi il 4 gennaio, senza fare i salti di gioia e con stati d’animo altalenanti.

«Per i negozianti c’è stata una boccata d’aria, bar e ristoranti sono ancora in apnea» commenta il presidente di Confcommercio Como e anche di Fipe Giovanni Ciceri. Per tutti uno scoramento che non significa resa: «Abbiamo assistito a un commovente impegno, pensiamo ai ristoratori e al delivery portato avanti nonostante non risolva la situazione».

Ma è una questione di esserci, di rappresentare un presidio e dare un servizio e il messaggio è stato mandato forte e chiaro dal commercio e dagli esercizi pubblici.

Molti negozi tra quelli dalle attività consentite hanno aperto già ieri anche senza aspettarsi granché. E non è soltanto una questione di meteo: l’atmosfera tra la gente è così diversa, inoltre non ci si può spostare tra Comuni. Como è paradossalmente anche più penalizzata in termini di possibilità di richiamare da fuori: perché ci si può spostare anche in più di due fuori dai Comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti, percorrendo non più di 30 chilometri ma senza recarsi nel capoluogo.

Si riapre, non sospinti dal grande successo natalizio. Per lo più chiusi la Vigilia, «ma il 23 è stato abbastanza tranquillo spiega Marco Cassina, presidente di Federmoda – anche perché era un giorno feriale, si lavorava. Casomai si è visto di più il sabato e la domenica, ma Natale ha visto prevalere il regalo simbolico più che di sostanza. Poi c’erano i ragazzi che si facevano gli auguri fino alle 18». Orario ultimo consentito. Con la chiusura dei bar, che potevano appunto lavorare solo con asporto e domicilio come i ristoranti, anche il commercio si raffredda. Lo si era già visto nelle precedenti settimane di zona arancione: è insieme che si sopravvive meglio. Questo è, sopravvivere. «Adesso si riapre – prosegue Cassina – Anche chi ha già aperto ieri, lo ha fatto con il minimo delle forze». Ci poteva essere un cliente che aveva bisogno di cambiare un regalo oppure fare un acquisto, sì. Ma poche speranze più corpose: tra l’altro, ci saranno i saldi dal 7 gennaio. «Ma probabilmente vedremo più nel weekend del 9 e 10 - dice Cassina - e dipenderà dal meccanismo dei contagi».

Paolo Piadeni riapre oggi la profumeria Fragrans: «Ieri c’era il problema della neve, le commesse che venivano da fuori. Dobbiamo però tenere chiuso il centro estetico. I clienti ci hanno chiamato nei giorni scorsi per sapere quando riapriva, prenotarsi». Bisogna attendere ancora, senza abbattersi, cercando di costruirsi uno spiraglio giorno dopo giorno: «Per gli acquisti natalizi, posso dire di aver raggiunto quanto avevo stimato. Poi noi potevamo lavorare anche la Vigilia, e così il 31 dicembre». Resta il fatto che è difficile orientarsi tra giorni in cui quest’attività può lavorare, questa no, questa sì ma a determinate condizioni. «Si procede con il contagocce – conclude Ciceri – Per gli esercizi pubblici, poi… Come ha detto la Fipe, 22 Dpcm, 36 Decreti Legge, 160 giorni di chiusura, un numero imprecisato di ordinanze regionali…». Senza scordare gli annunci prima e i provvedimenti poi, spesso diversi.

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