I “passatori” siriani si difendono
«Non ho neppure la patente»

Primi interrogatori ieri nelle carceri di Como, Milano e Busto - Gli indagati negano tutto ma non convincono i giudici: che li lasciano in cella

Como

C’è quello che sostiene di non avere neppure la patente - e di non avere quindi potuto accompagnare nessuno da nessuna parte -, quello che giura di essere un timorato di Dio e di non essersi mai sognato di trarre un profitto dalle sventure .

Primi interrogatori ieri nelle carceri di Como, Milano San Vittore e Busto Arsizio per il folto parterre di cittadini stranieri - soprattutto siriani - indagati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti “passeur”, contrabbandieri d’uomini che accompagnavano migranti clandestini, dietro lauto compenso, dall’Italia al Nord Europa, Germania ma anche Danimarca e paesi scandinavi.

Pochi, tra i 16 arrestati, quelli che hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere: nella maggior parte dei casi, i destinatari delle ordinanze firmate dai pm comaschi hanno scelto al contrario di parlare, nel tentativo di rintuzzare le contestazioni, a partire da quelle concernenti le presunte attività di copertura, il commercio d’auto in primis.

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