Il cardinale: «La Chiesa cammina accanto ai poveri, non ai ricchi e ai potenti»

Te Deum L’omelia del vescovo di Como durante l’ultimo pontificale dell’anno in Duomo

Il ricordo di Papa Benedetto XVI, la pandemia e la guerra in Ucraina, la canonizzazione di monsignor Scalabrini e la beatificazione di padre Ambrosoli, ma soprattutto il richiamo per una «Chiesa unita, attenta ai poveri, agli esclusi, che promuove gesti di pace e di accoglienza». Un’omelia appassionata, quella del cardinale Oscar Cantoni. Il vescovo di Como l’ha pronunciata questo pomeriggio - 31 dicembre - per il Te Deum di fine anno in Duomo.

L’inizio, quasi obbligato, è stato per la morte di papa Ratzinger: «È giunto per Lui il giorno tanto atteso e desiderato per poter contemplare finalmente il suo Volto, dopo avere aiutato il popolo di Dio a mantenersi fedele a Cristo, da Lui teneramente amato e seguito, e dopo aver guidato sapientemente la Chiesa nel vivere la propria vocazione e missione a servizio dell’umanità, affrontando anche le numerose sfide del mondo odierno. Papa Benedetto ci ha insegnato con la sua dotta dottrina la verità di Dio. Ha proclamato a tutti, con una limpida e impareggiabile maestria, da autentico sapiente, le cose di Dio, qualificandosi altresì come profondo conoscitore dell’uomo secondo i criteri evangelici».

Il cardinale ha ricordato l’incontro con i due Pontefici, lo scorso 27 agosto: «L’ho visto - ha detto riferendosi al Papa emerito - aggravato dal peso degli anni, ma con uno sguardo amorevole e appassionato, sereno e lucido, teso a conoscere i luoghi del nostro servizio pastorale, nelle nostre Chiese locali, come un padre che sostiene e incoraggia i suoi figli perché proseguano con fedeltà nelle vie da Lui tracciate».

Quindi lo sguardo si è spostato sul bilancio di un anno difficile «a causa del perdurare della pandemia e della guerra in Ucraina».

«Rimane da chiederci che cosa globalmente abbiamo imparato da questa situazion - ha detto riferendosi alla pandemia - Papa Francesco ci ha ripetuto più volte che dai momenti di crisi non si esce mai eguali: se ne esce o migliori o peggiori. Riconosciamo tuttavia come all’interno di questo drammatico periodo del covid si sono sviluppati tanti gesti di generosità e di solidarietà, perfino eroici, per le tante persone che si sono spese per superare l’emergenza, anche a prezzo della vita».

Ma non fosse bastato il covid nel 2022 «abbiamo sperimentato una guerra spietata, inimmaginabile in Europa. La guerra in Ucraina continua a mietere vittime innocenti. La guerra è sempre una sconfitta dell’umanità e ancora non si intravvedono prospettive di pace. Scossi e coinvolti in questo dramma umano, abbiamo accolto, in diverse parti del nostro territorio, molte famiglie provenienti dall’Ucraina e organizzato raccolte di solidarietà, manifestando così di essere artigiani di pace. Un piccolo, ma significativo contributo per pensarci alla luce del bene comune».

L’anno che sta per concludersi, è stato anche un anno di svolta per la Diocesi comasca: «A livello ecclesiale quest’anno, come diocesi, abbiamo assistito alla canonizzazione del vescovo Scalabrini, alla beatificazione di padre Ambrosoli. Una condiscendenza di Dio nei confronti di noi cristiani, perché accettiamo di utilizzare il nostro tempo, con tutte le problematiche annesse, come un tempo adatto alla nostra santificazione, ma anche alla edificazione del mondo come Dio lo vuole, cioè a vantaggio di tutti e non solo dei ricchi e dei potenti». E dopo un richiamo al Sinodo e alla creazione del vescovo come cardinale («questa elezione ha riempito di tanta gioia e di santo orgoglio anche tutta la nostra Diocesi, che l’ha interpretata come un atto di amore e di bontà da parte del Papa verso la nostra santa Chiesa martire, dopo l’uccisione di don Beretta, della beata suor Laura e don Roberto») monsignor Cantoni ha però rivolto un invito «a non fermarsi a guardare il mondo dall’esterno, ma ad averne una visione globale, condividendo con passione i tanti problemi di uomini, donne, bambini, anziani». Infine il richiamo all’aiuto per chi soffre: «Offriamo al mondo una immagine di Chiesa unita, attenta ai poveri, agli esclusi, che promuove gesti di pace e di accoglienza. Pronta a proclamare il Signore Gesù come nostro maestro e signore. Solo così saremo in grado di testimoniare una vera gratitudine al Signore per l’anno trascorso, un anno che non è passato invano, un anno segnato dalla misericordia di Dio».

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