Il commissario d’esame è “amico”
E il Tar bacchetta l’Insubria

Concorso per professore ordinario annullato dal rettore dopo un ricorso alla magistratura

La candidata e il commissario si conoscevano: impossibile garantire l’imparzialità del concorso. Non solo accuse. Non solo inchieste. Non solo commissioni giudicatrici che si dimettono. Sui concorsi pubblici al Dipartimento di scienze umane dell’Università dell’Insubria emerge ora anche una controversa vicenda finita davanti ai giudici del Tar, i quali hanno ravvisato «profili di illegittimità» degli atti del bando. Tali da spingere il rettore ad annullare in autotutela il decreto di nomina e ribandire la gara. Vinta sempre dalla stessa candidata e, nuovamente, impugnata al Tar.

La vicenda riguarda il concorso per l’assunzione di un professore ordinario di prima fascia del settore diritto romano e diritti dell’antichità bandito nel marzo 2020. Pochi mesi dopo il direttore del dipartimento Disuit procede a emettere un decreto di urgenza di nomina della commissione giudicatrice, decreto ratificato a giugno da consiglio di dipartimento. Due i candidati che si presentano per quel posto: una docente interna allo stesso Disuit e un professore in servizio all’università degli studi di Milano. Il 30 luglio la commissione conclude i lavori e giudica vincitrice la candidata interna.

Ma c’è un ma. Il candidato sconfitto fa ricorso al Tar della Lombardia.

Chiede l’annullamento del decreto d’urgenza del direttore del Disuit, l’annullamento del decreto del rettore che nomina la commissione d’esame, l’annullamento del decreto di approvazione degli atti della commissione.

Passano quattro mesi e il 19 novembre il rettore, Angelo Tagliabue , gioca d’anticipo sul Tar e sospende l’assunzione in servizio della candidata data per vincitrice. Ai primi di dicembre il Tar dichiara la richiesta di sospensiva improcedibile, visto il provvedimento del rettore. Il quale, il 23 dicembre, annulla tutti gli atti. Il motivo lo si scoprirà a febbraio, quando il Tar respinge la richiesta di sospensiva del decreto di annullamento avanzata dalla candidata interna: uno dei commissari scelti con decreto d’urgenza dal direttore di scienze umane era in rapporti di conoscenza con la vincitrice del concorso.

Scrivono i giudici del Tribunale amministrativo: «La determinazione di autoannullamento evidenzia profili di illegittimità degli atti» per «l’evidente genericità delle dichiarazioni rese dai commissari in ordine all’assenza di situazioni di conflitto di interesse, così da precludere l’accertamento di situazioni ostative allo svolgimento dell’incarico di commissario». E ancora si contesta «la mancata applicazione del principio di rotazione in relazione alla posizione del commissario cui si riferiscono le contestazioni» da parte del candidato esterno, per via «di un “costante rapporto di conoscenza personale” tra il commissario e la concorrente, connotato anche da frequenti collaborazioni professionali». Tutto questo, secondo i giudici, «avrebbe imposto una puntuale valutazione» preliminare da parte dei responsabili dell’università «della sussistenza di possibili situazioni di conflitto di interesse, in coerenza con le esigenze di imparzialità che devono connotare le procedure in esame».

Un’ordinanza che sarà confermata anche dal Consiglio di Stato che, tra l’altro, sottolinea come la candidata interna che chiedeva di cancellare il decreto di annullamento dell’attività della commissione giudicatrice non avrebbe subito alcun pregiudizio sottolineando come «la prospettata attivazione di una nuova procedura di concorso» le avrebbe dato la possibilità di «partecipare».

E in effetti il concorso è stato quindi nuovamente bandito e a presentarsi sono stati gli stessi due candidati: la docente già in servizio come associata presso il dipartimento di scienze umane dell’Insubria e il candidato proveniente da Milano.

Il 21 luglio 2021 le conclusioni della nuova commissione sono state identiche a quelle a cui erano giunti i loro colleghi un anno prima. A novembre la professoressa prende servizio. Ma sulla vicenda pende un nuovo ricorso al Tar. Questa volta perché il commissario scelto dall’Insubria avrebbe, in precedenza, già recensito in modo critico il candidato esterno. Non torna il sereno, sul cielo dell’Ateneo comasco-varesino.

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