Il Comune ha paura della magistratura
Chiede aiuto ai giudici: «Inammissibile»

Respinta la richiesta di parere sul rimborso delle spese legali agli amministratori. Sullo sfondo la vicenda paratie: lecito pagare l’avvocato quando l’ente si costituisce parte civile?

Se non è una sindrome, poco ci manca. L’aumento esponenziale di guai giudiziari che ha travolto il Comune di Como negli ultimi anni - a cominciare dalla vicenda paratie - sta letteralmente paralizzando l’attività di Palazzo Cernezzi. Al punto che il sindaco, messo di fronte a una decisione da prendere in merito al pagamento delle spese legali ad amministratori e dipendenti prosciolti dalle accuse (una prassi non solo consolidata, ma normata per legge) ha deciso di chiedere un sostanziale via libera ai giudici della Corte dei conti. I quali, però, hanno risposto: una simile richiesta? «Inammissibile».

I timori di Palazzo Cernezzi

La deliberazione numero 71 della sezione regionale di controllo della Corte dei conti è, per certi versi, un documento storico. Perché sancisce una situazione di grande disagio e imbarazzo istituzionale, di fronte al rischio di contestazioni erariali, da parte di un’amministrazione locale. Imbarazzo che, è del tutto evidente, rischia di tramutarsi in un allarmante stallo decisionale.

Cercando di semplificare il più possibile una materia per molti versi tecnica, possiamo così riassumere la richiesta di parere inoltrata da Palazzo Cernezzi (richiesta che, seppure non è scritto nero su bianco, si riferisce anche - se non soprattutto - al processo paratie).

Chiede il primo cittadino, in quanto rappresentante dell’ente: quando il Comune si costituisce parte civile (come avvenuto per la vicenda paratie) contro i suoi stessi amministratori e dipendenti, è lecito risarcire gli imputati stessi con la sentenza di proscioglimento? Oppure c’è un conflitto di interessi? Tradotto: la regola che prevede la tutela legale dell’ente di fronte ad accuse, poi rivelatesi infondate, mosse nell’esercizio delle proprie funzioni (ovvero come amministratore oppure come dirigente o funzionario) vale anche quando il Comune si costituisce parte civile contro i suoi stessi uomini?

Il pronunciamento

La richiesta di parere alla magistratura contabile dev’essere suonata, ai giudici, una sorta di “tana libera tutti” pretesa da Palazzo Cernezzi. E infatti la Corte dei conti scrive che «l’Ente (ovvero il Comune ndr) non può mirare ad ottenere l’avallo preventivo, o successivo, della magistratura contabile in riferimento alla definizione di specifici atti gestionali, tenuto anche conto della posizione di terzietà e di indipendenza che caratterizza la Corte dei conti, quale organo magistratuale».

Non solo. Ancora i giudici contabili: «La valutazione in ordine alla sussistenza di un conflitto di interessi nei termini rappresentati dall’Ente con la formulazione della presente richiesta di parere, è lasciata al suo autonomo apprezzamento da operare concretamente nell’esercizio della propria discrezionalità amministrativa». Come dire: caro sindaco, la legge prevede che l’amministrazione locale possa (anzi debba) operare in piena autonomia e a propria discrezione. Quindi se una decisione dev’essere presa, è il Comune stesso che deve farlo. E non altri.

A questo punto la palla torno a Palazzo Cernezzi. Che, in tema di risarcimenti di spese legali, già ha ricevuto le legittime richieste di alcuni imputati del processo paratie prosciolti da ogni accusa

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