Il defibrillatore scarico del Comune di Como. Il sindaco: «Ho chiesto verifiche»

Lo scandalo Preso per cercare di salvare un uomo vittima di malore, non funzionava. Avviati accertamenti

«Ho chiesto di fare delle verifiche puntuali sulle condizioni dei defibrillatori di cui il Comune è responsabile. Gli uffici sono al lavoro». A dirlo è il sindaco Alessandro Rapinese, senza tuttavia entrare in alcun modo nel merito della morte di un uomo di 66 anni in via Dante a causa di un arresto cardiaco e non del mancato funzionamento del defibrillatore collocato all’esterno di Palazzo Cernezzi (l’apparecchio era stato portato in via Dante da un sanitario per soccorrere la persona).

Apparecchio inutilizzabile

«Noi stavamo andando al Valduce per un semplice accompagnamento – ha spiegato a “La Provincia”, come riportato ieri, la volontaria della Croce Azzurra Benedetta Zerlottin intervenuta sul posto – non era un servizio in urgenza per il 118. Ma per strada davanti all’autosilo siamo stati fermati da un gruppo di persone. C’era un uomo a terra. Un sanitario del vicino ospedale aveva da poco cercato di rianimare il paziente, colto da malore, con il defibrillatore installato fuori dal Comune. Solo che non funzionava. Noi stessi abbiamo provato ad accendere la macchina, a premere i tasti “on” e “off”, ma non dava risposta. A quel punto abbiamo subito utilizzato il nostro defibrillatore».

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L’uomo, nonostante i tentativi di rianimarlo, è deceduto poco dopo al Valduce. Le condizioni del paziente, in arresto cardiaco già prima dell’arrivo dell’ambulanza, da quanto si apprende, erano comunque risultate molto gravi e quindi non è affatto detto che avrebbe potuto essere salvato. La storia ha però aperto una serie di riflessioni sullo stato degli apparecchi salvavita. In città sono presenti circa 150 defibrillatori automatici (o semiautomatici). Di questi una cinquantina sono nell’area del centro storico.

La mappatura delle manutenzioni

Il sindaco ha ora disposto una mappatura di tutti gli apparecchi presenti negli edifici comunali, chiedendo lo stato di funzionamento e di manutenzione (e chi se ne deve occupare per ogni singolo apparecchio).

Questo perché se lunedì una persona si fosse sentita male anche a un passo dal defibrillatore, l’apparecchio non era funzionante. E, in casi come questi, è fondamentale la tempestività nel soccorso. A Palazzo Cernezzi, oltre a quello all’esterno in via Bertinelli, c’è anche un apparecchio all’interno. Era stato proprio l’attuale sindaco a denunciare in consiglio, nell’aprile del 2018, quando era all’ opposizione, che i defibrillatori regalati precedentemente al Comune (uno nel 2007 e l’altro nel 2017) non erano conservati nelle apposite teche e “inaccessibili” e lui stesso aveva deciso di donare il contenitore posizionato vicino all’ufficio Ambiente del Comune nel giugno dello stesso anno.

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