Il libro per bambini non ha diffamato nessuno. Archiviata l’inchiesta sullo scrittore

La lupa e il politico Amministratore si riconosce nel cattivo di uno scritto per bambini e querela. Il giudice: accuse infondate

Era bastato poco: una lettera in meno in un cognome, un’altra cambiata, il fatto che entrambi fossero politici, uno di fantasia l’altro eletto realmente nel consiglio regionale del Piemonte. Insomma, un esponente della Lega, Alberto Preioni, impegnato nel contrastare la diffusione del lupo nella Val d’Ossola, si era riconosciuto in un passaggio del libro “Osso la lupa” in cui lo scrittore comasco Matteo Antonio Rubino aveva fatto dire ad un personaggio che il «consigliere regionale di maggioranza Preoli» era un «mentecatto» e un «politico da quattro soldi in cerca di voti e consensi tra i valligiani arrabbiati».

Era iniziata in questo modo la vicenda giudiziaria con l’ipotesi di reato di diffamazione a mezzo stampa che si è conclusa di fronte al giudice Walter Lietti, con il respingimento dell’opposizione all’archiviazione presentata dai legali del politico.

Il gip, insomma, ha sposato la tesi della Procura che in quella assonanza non aveva riscontrato reati. Secondo il giudice, i cognomi sono solo simili, ma questo non basta per sostenere l’accusa. Inoltre era stato lo stesso scrittore, udite le lamentele, a cambiare il cognome per la seconda edizione del romanzo. «Il processo chiesto dal Preioni – sostiene il gip – sarebbe controproducente perché riesumerebbe mediaticamente un personaggio già scomparso, il Preoli, condannato dallo stesso autore all’oblio».

Il romanzo, «adatto a tutti» e che tratta «l’avventura del naturale ritorno del lupo sulle Alpi», era stato distribuito anche dal Wwf. In Val d’Ossola tuttavia il tema rimane caldo tra chi difende e chi osteggia l’animale. Ed è proprio in questa polveriera che l’assonanza tra i due cognomi era esplosa, pur non avendo il romanzo una collocazione geografica.

«Ho fatto tutto in buona fede – commenta l’autore – Sono contento che questo sia stato riconosciuto. Quando mi chiamarono per dirmi quello che stava avvenendo, contattai subito il politico tramite messaggi per scusarmi e ritirai le copie sostituendo il cognome. Questo non fermò la querela». «E’ bello però – è la chiosa di Rubino – che un’opera di fantasia abbia la libertà di circolare e di esprimersi con leggerezza».

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