Il podcast su don Roberto: raggiunti in 24 ore 2500 ascoltatori, in continua crescita. La vicenda del prete martire parla con forza alla Como di oggi

L’anniversario La prima di sei puntate che raccontano il prete degli ultimi ucciso due anni fa

Oltre 1200 ascolti in poche ore e 2500 in un giorno.

Il podcast de La Provincia dedicato a don Roberto Malgesini dal titolo “Scriveva fuori dai margini – Un uomo felice” è stato accolto con calore dai lettori che ieri hanno tributato consensi notevoli all’iniziativa dei giornalisti Paolo Moretti e Martina Toppi.

Si tratta della prima di sei puntate che raccontano - con contenuti esclusivi e inediti - il prete degli ultimi ucciso esattamente due anni fa in piazza San Rocco.

Erano le sette della mattina del 15 settembre quando Ridha Mahmoudi, dopo aver finto di aver bisogno di un aiuto per un mal di denti, aggredì e accoltellò il prete mentre – davanti alla sua casa a San Rocco – preparava le colazioni da portare ai poveri della città.

Don Roberto morì così, a pochi passi dalla chiesa, nel punto in cui oggi si trova una croce.

Sulla mente dell’uomo condannato all’ergastolo per quell’efferato omicidio - lo stesso che grondante sangue e lasciando uno scia rossa lunga centinaia di metri, raggiunse la caserma dei carabinieri per autodenunciarsi - è in corso una perizia psichiatrica accolta nel corso del processo di secondo grado che è in corso a Milano.

Diversi incontri da parte del perito e del consulente della difesa si sono già svolti a luglio e ora proseguiranno a settembre, con le conclusioni che verranno depositare a ottobre.

«Il mio assistito inizia a prendere coscienza di quello che è accaduto» ha commentato ieri l’avvocato della difesa, Sonia Bova, pure lei in attesa dell’esito del lavoro dei tecnici.

Il quesito posto a periti e consulenti dai giudici meneghini chiedeva di valutare se Mahmoudi fosse «affetto da una patologia psichiatrica tale da compromettere – escludendola del tutto o diminuendo grandemente – la capacità di intendere e di volere al momento del fatto» e se l’imputato fosse «affetto da disturbo della personalità» oltre che «persona socialmente pericolosa».

Nessun commento invece, a due anni dalla morte di don Roberto, da parte della famiglia del religioso che rimane in silenzio come ha sempre fatto.

«La famiglia non ha interesse per la vicenda giudiziaria», ribadisce l’avvocato Maurizio Passerini che anche in primo grado, a Como, aveva chiesto – come parte civile (non più presente nel successivo Appello) – solo il risarcimento simbolico di un euro.

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