Il rettore: «Sos Insubria, non c’è più un euro»

Quest’anno a Como niente inaugurazione dell’anno accademico: «Non c’è niente da festeggiare». Il rettore: «Impossibile programmare se non ho alcuna certezza della situazione economica da qui a sei mesi»

Serve una primavera per l’università italiana, i rettori sono pronti per la protesta. E l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Insubria a Como? «Non si fa, non c’è niente da festeggiare».

Lunedì 21 marzo i rettori vogliono raccontare ai cittadini lo stato di penuria in cui versano gli atenei del bel paese, l’Insubria per la prima volta apre le porte del Senato accademico, alle 10 la seduta sarà pubblica. «Vogliamo dedicare attenzione ai problemi e alle sofferenze dell’università – racconta Alberto Coen Porisini, il magnifico rettore dell’Insubria – è necessario che tutti capiscano la situazione drammatica che sta vivendo il mondo dell’alta formazione, perché o si cambia rotta o questo paese non ce la farà. Abbiamo il numero di laureati più basso d’Europa e nel vecchio continente siamo il paese che destina meno risorse all’università, ciò nonostante siamo una pubblica amministrazione soggetta a valutazione. L’Italia davanti alla crisi anziché puntare sulla ricerca come volano per la ripresa ha continuato a tagliare, adesso non riusciamo a riprenderci».

Un disastro, va bene, ma l’Insubria è un ateneo virtuoso. «Sì, forse, ma come posso fare programmazione se di qui a sei mesi non ho certezze economiche? - si domanda Coen - Mi serve a poco sapere che tra un anno all’Insubria verrà assegnato un bonus perché siamo bravi se non so qual è la normalità, quali sono i finanziamenti sicuri. Con i fondi premiali l’Insubria ha ottenuto buoni risultati, ma a fronte comunque di una generica diminuzione delle risorse stanziate per l’università. Il mondo politico deve ascoltarci, mentre scrive la legge di stabilità e le riforme».

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