Il vescovo Oscar al Te Deum
“Grandi difficoltà sociali,
no a guerre tra poveri”

In Duomo la tradizionale celebrazione dell’ultimo giorno dell’anno con l’invito “a non desistere ma a raddoppiare il coraggio dell’impegno per la comunità”

L’augurio del vescovo Oscar Cantoni alla città. In Duomo, nel pomeriggio di sabato 31 dicembre, si è rinnovato il rito del Te Deum. Il primo del vescovo Oscar in una cattedrale gremita di fedeli e con in prima fila il sindaco Mario Lucini, la presidente della Provincia Mariarita Livio, il consigliere regionale Luca Gaffuri e il presidente del consiglio comunale Stefano Legnani. “Al termine dell’ anno 2016, e allo scoccare di un nuovo tempo di grazia, è bello ritrovarci insieme, come comunità ecclesiale e civile, responsabili di un comune destino, perché tutti coinvolti in una esperienza umana che ci interpella e che non può essere delegata che a noi, secondo le responsabili proprie a ciascuno, a servizio del bene comune|” ha detto il vescovo durante l’omelia.

“Dio ci chiede conto del nostro impegno personale e comunitario, perché a tutti ha affidato una missione, semplice o impegnativa che sia - ha continuato il vescovo - A nome di tutta la nostra famiglia umana, presente in questo territorio, in questa ora precisa della storia, con le sfide che la attraversano, ci affidiamo all’Onnipotente Signore ed eleviamo a lui un ringraziamento sincero per il tempo che ci ha donato, per le occasioni di grazia che Egli ha suscitato perché le potessimo accogliere e far fruttificare. La nostra preghiera accentua così, oltre alla lode al Signore, anche la richiesta di un supplemento di grazia, perché Egli moltiplichi il bene che compiamo e promuova in ciascuno di noi, e in tutti noi insieme, il desiderio sincero per un supplemento di coraggio, di nuovo ardore nel servizio, nell’ onestà e nella solidarietà”.

Dal vescovo è arrivato l’invito a non arrendersi nonostante la complessità del momento: “Dio è il Signore della storia e tutto conduce al bene, guida con sapienza d’amore tutti gli avvenimenti. Lui solo è in grado di volgere al bene anche il male più grande. Noi uomini, siamo invece incapaci di riconoscere nel suo insieme il misterioso disegno di salvezza che Dio opera, così che facilmente soccombiamo all’urto della complessità, siamo tentati di scoraggiarci di fronte alle fatiche dell’impegno, non sappiamo riconoscere e trasformare in opportunità le sfide che la storia di oggi ci sottopone. In questo primo mese del mio ministero episcopale a Como ho avuto la possibilità di ascoltare molte persone, uomini e donne, impegnate nei diversi settori ecclesiali e civili. Non mi hanno nascosto la complessità reale di questo periodo storico, basti pensare alle difficoltà attraversate da numerose famiglie, per la crisi economica che ancora sussiste, ma anche valoriale e quindi spirituale”.

Un pensiero per i più fragili, migranti, bambini senza genitori e anziani in particolare: “Non posso sottovalutare il problema degli sfratti nelle abitazioni, ma ancor di più i numerosi minori sotto tutela, allontanati dalle famiglie, incapaci di una loro custodia; non mancano famiglie lacerate dalla divisione interna. E’ nota la situazione dei profughi, dei migranti e il loro immediato, incerto futuro; degli anziani, che sperimentano grande solitudine, dei disabili che devono essere tutelati, per non citare che i casi più eclatanti. In frangenti come questi è possibile che alcune persone, scontente e deluse, ritengano che sia in atto una “guerra tra poveri”, quasi che nell’aiuto immediato siano privilegiati più gli stranieri che i residenti. Di fronte a questa realtà preoccupante, va però ricordato che la comunità civile ed ecclesiale sta rispondendo con un generoso, straordinario impegno”.

Sono molte le associazioni, le parrocchie, i volontari, di diversi orientamenti, che si prodigano con tanta generosità, coinvolgendo anche i giovani, che mi scrivono confidandomi che essi hanno trovato nei poveri i loro maestri di vita.

Tante energie di bene sono presenti tra noi, così che i numerosi gesti di bontà non possono essere oscurati dalla prepotenza del male o dalla indifferenza di alcuni.

Aiutiamoci nel promuovere la disponibilità a prenderci cura delle difficoltà altrui, il desiderio di collaborare, attraverso un coordinamento programmato tra le nostre Comunità e nelle nostre Associazioni; sosteniamoci gli uni gli altri perché il nostro apporto per la giustizia e la vita dignitosa per tutti non si limiti a un servizio provvisorio, ma si estenda nel tempo, uscendo così dalla tentazione di una vita comoda, senza problemi.

Impariamo a considerare come nostre le fatiche e le sofferenze degli altri: in questo si qualifica la chiamata ad essere misericordiosi come il Padre.

Nel giorno in cui papa Francesco ci invita a meditare il suo messaggio per la giornatamondiale della pace, il cui titolo è “La non violenza: stile di una politica per la pace”, ricordiamo in modo speciale le tante violenze a cui sono vittime i migranti, costretti a lasciare la propria terra per fuggire situazioni di pericolo, che vengono mercificati, venduti, stuprati e costretti a lavori infami.

Non dimentichiamo nemmeno la violenza sui bambini, testimoni immaturi di ricatti dei loro genitori, di parole terribili, che diventano macigni per la loro crescita, affidata spesso ad ore di internet, che li cattura e li ammalia, fino a convincerli che tutto sia possibile....

Per noi cristiani essere testimoni della tenerezza divina in ogni circostanza è un compito ineludibile, se vogliamo che l’Anno Santo della Misericordia, che abbiamo appena concluso, non sia un semplice atto devozionale, un rito esteriore, che lascia il tempo che trova, ma una vera e profonda esperienza che ha cambiato la nostra vita e quella degli altri.

Come frutto dell’Anno santo, ogni cristiano è chiamato a “liberare la fantasia della Misericordia” investendo sempre nuove coraggiose risposte nelle singole situazioni della vita. Tra l’altro facciamo sì che la misericordia sia considerata un alto valore sociale per costruire una Città affidabile, con uno speciale impegno di dedizione alla Politica, che secondo Paolo VI, è “una delle forme più preziose della carità perché cerca il bene comune”.

Per il futuro che già ci attende, nessuno si arrenda di fronte alle reali difficoltà.

Noi cristiani abbiamo il dovere della speranza, virtù che suscita sempre nuove energie, che ci spinge all’impegno, alla solidarietà, alla promozione di stili nuovi di vita, per la promozione del bene di tutti.

È’ questo il mio augurio sincero, che affido alla intercessione materna di Maria, di cui oggi facciamo speciale memoria.

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