Il vescovo Cantoni
«Luce oltre la notte del cuore»

L’appello a Pasqua: «Ripartire dai gesti di pace»

Como

La notte del cuore che deve essere illuminata dalla luce della Pasqua. Dal vescovo Oscar Cantoni è arrivato, sia durante la Veglia che nel pontificale di domenica, un appello a ripartire, a guardare oltre. Un messaggio di speranza, in un periodo buio e contrassegnato dalla sofferenza.

Non a caso durante la Veglia la Cattedrale è stata spenta completamente per poi riaccendersi poco a poco. «Questo tempo di paura e di angoscia, di desolazione e di lutto, è stato da noi interpretato simbolicamente con l’entrata nella nostra cattedrale, completamente oscurata - ha spiegato monsignor Cantoni -. Il nostro incedere al buio è un chiaro linguaggio, che senza bisogno di parole, ha voluto esprimere la triste situazione che l’umanità oggi sta attraversando. È la notte del cuore, che cerca disperatamente vie di salvezza, sapendo già che, da soli, non riusciremmo mai a trovarle e a gestirle».

Poi, però, le cose possono cambiare. Questo deve essere l’obiettivo. «Ma ecco che, nella nostra cattedrale, tutta oscura, una fiammella è avanzata, si è fatta strada nel buio, senza far rumore: è la luce del cero pasquale - ha proseguito il vescovo -. Il Cristo risorto viene di nuovo a noi, irrompe ancora oggi, “per illuminare quanti giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte”. Il Signore Gesù, crocifisso e risorto, si è offerto di nuovo, senza imporsi, come l’unica via di vita e di salvezza. Viene a dissipare le nostre oscurità, annulla il male che vorrebbe stravincere attraverso le chiusure, gli egoismi, l’odio fratricida, le molteplici forme di violenza. Viene a condurci in nuova vita».

Un appello, quello di monsignor Cantoni, proseguito anche la mattina di Pasqua, durante il pontificale che, come da tradizione, si è concluso con la benedizione papale. «Credere nella realtà della risurrezione ci costringe a rivedere la nostra comprensione del mondo e della storia, al di là della sola prospettiva umana, ci obbliga a interpretare il mondo e i fatti della vita con gli occhi di Dio (le cose di lassù)». Un mondo che deve essere trasformato grazie alla vita di tutti che può acquistare, nel tempo, «una nuova profondità e un nuovo senso».

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