Immigrato, residenza negata
Ma il Tribunale: è un suo diritto

Un cittadino nigeriano ha vinto il ricorso contro il Comune di Como L’Anagrafe gli aveva opposto il decreto Salvini. Il giudice: materia diversa

Vive da otto anni a Como, nella nostra città ha riconosciuto i propri figli e lo scorso anno, dopo una lunga convivenza, si è sposato con la sua fidanzata e connazionale nigeriana. E, al pari di migliaia di comaschi, è stato anche frontaliere: per sette anni ogni mattina ha attraversato la dogana per recarsi di là, in Svizzera, a lavorare. E poi la sera per far ritorno alla sua casa, dove ad attenderlo c’erano la fidanzata, poi moglie, e i figli.

Una vita da perfetto comasco, insomma. O quasi. Perché quando ha chiesto di iscriversi all’anagrafe dei residenti, il Comune gli ha opposto un netto diniego, argomentando, sulla base del decreto sicurezza dello scorso dicembre (voluto dal ministro dell’Interno Salvini), che il permesso di soggiorno di cui è in possesso (in attesa di riconoscimento dell’asilo) non è titolo valido per garantire l’iscrizione nel registro dei residenti. Così nella lettura che ne è stata data dall’ufficio anagrafe di palazzo Cernezzi.

Una interpretazione che il Tribunale di Como ha ribaltato. L’uomo, che al momento chiede l’anonimato, ha proposto ricordo d’urgenza, assistito dall’avvocato Antonio Lamarucciola e mercoledì il giudice Agostino Abate lo ha accolto, ordinando al Comune di iscriverlo entro 15 giorni nel registro delle persone residenti, come da sua domanda.

«Il giudice non ritiene giustificabile che il Comune non abbia analizzato la posizione del singolo che ha richiesto l’iscrizione anagrafica - spiega l’avvocato Lamarucciola - e ritiene che la norma invocata dal Comune, contenuta nel cosiddetto “decreto sicurezza” che definisce il permesso di soggiorno dei richiedenti asilo titolo non idoneo all’iscrizione anagrafica, non possa contrastare con gli altri requisiti, previsti dalle norme che disciplinano l’anagrafe, che danno diritto all’iscrizione anagrafica, prima fra tutte la permanenza nel territorio».

Il giudice argomenta che «immaginare di negare il diritto a essere iscritti nel registro dei residenti, solo perché il permesso di soggiorno sarebbe motivato in un modo piuttosto che in un altro (...), configurerebbe una palese discriminazione e violazione dei diritti costituzionali».

E aggiunge che il decreto sicurezza opera in tema di immigrazione (per cui sono competente le autorità statali di pubblica sicurezza), «mentre altri compiti spettano al Comune, in applicazione di altre norme».

Peraltro il ricorso d’urgenza era giustificato dal fatto che senza l’iscrizione all’anagrafe l’uomo non riusciva ad ottenere la conversione della patente di guida regolarmente conseguita in Svizzera.

Un caso del tutto analogo, discusso sempre mercoledì di fronte allo stesso giudice Abate, è stato da questi rigettato solo perché mancava il requisito dell’urgenza.

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