Inchiesta Pallanuoto Como
Si indaga sul ruolo della politica

Sequestrati telefono e computer per verificare mail e messaggi, sia quelli intestati direttamente alla società, sia quello del legale rappresentante

Non solo documentazione cartacea. Nel loro blitz di venerdì nella sede della Pallanuoto Como (che è poi casa del suo presidente, Giovanni Dato), i finanzieri del nucleo di polizia finanziaria di Albate hanno infatti sequestrato anche i computer e gli smartphone, sia quelli intestati alla società sportiva, sia quelli personali del suo legale rappresentante.

Duplice il mandato della Procura, che sta indagando per falso e per turbativa d’asta in merito alla gara per la gestione della piscina di viale Geno. Da un lato cercare tutta la documentazione inerente la gara stessa, indetta dal Comune di Como nell’estate di due anni fa, e soprattutto verificare che vi siano atti espressamente richiesti dall’amministrazione non consegnati nonostante fossero in possesso di uno dei due contendenti (la Pallanuoto Como, come si ricorderà, era in lizza contro la Como Nuoto, che alla fine ha ottenuto la gestione della struttura pubblica).

Dall’altro verificare, all’interno dei messaggi, dei whatsapp e delle mail, se nella partita per il futuro di quell’angolo di sport acquatici affacciato sul lago in quel di viale Geno vi sia stato un interesse o - peggio - un’intromissione da parte della politica cittadina. In sintesi: se è vero - come ritiene, al momento, l’ipotesi accusatoria (definita «del tutto priva di fondamento» da parte dell’avvocato Roberto Rallo, legale di Dato) che la Pallanuoto Como avrebbe omesso dolosamente di consegnare atti espressamente richiesti dal Comune, finendo così per turbare la gara, qualcuno all’interno dell’amministrazione comunale ne era a conoscenza? E, se sì, a quale titolo? Ovviamente siamo ai prodromi delle premesse, nel senso che parliamo veramente di un’ipotesi di lavoro al momento del tutto eventuale.

Meno ipotetica è invece l’accusa formalizzata dalla Procura (pubblico ministero Pasquale Addesso) che alla luce anche delle testimonianze raccolte nel corso degli ultimi mesi è arrivato a ventilare il reato di falso e di turbativa d’asta a carico del presidente della Pallanuoto Como.

«Accuse senza fondamento»

La difesa già promette battaglia, come d’altronde fatto negli ultimi due anni. Perché alla base dell’eventuale reato c’è la questione relativa all’interpretazione dell’infelice testo del bando di gara comunale. Così l’avvocato Rallo: «Se uno scrive male un bando ne è responsabile. La prima regola in questa materia è interpretare ciò che si è scritto in modo letterale, il doppiosenso lasciamolo al teatro e al palcoscenico, non a un’attività che impegna anche il cittadino. Noi abbiamo dato un’interpretazione letterale e tutto quello che abbiamo fatto è certificare, con correttezza, i dati relativi a questa interpretazione».

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