La prima puntata del podcast “Scriveva fuori dai margini”, due anni dopo la morte di don Roberto: «Umile, mite e silenzioso, e soprattutto vero» (ascolta)

Il ricordo Due anni fa in piazza San Rocco Ridha Mahmoudi uccideva a coltellate don Malgesini. Da oggi è online il podcast in sei puntate che racconta la vita di un prete martire

«Don Malgesini era un santo». «Era umile, mite, silenzioso». «Poter parlare con lui senza alcuna paura: questo era don Roberto». Sono voci che formano un puzzle di vite. C’è chi singhiozza, chi parla con un filo di voce, chi nelle parole riesce ancora a fa risuonare la speranza che il bene possa avere la meglio. E chi invece preferisce ripararsi dietro un muro di silenzio. Dietro queste voci c’è un prete, che ha avuto il coraggio di tenerle insieme. Si chiamava don Roberto, e scriveva fuori dai margini.

Ascolta "Scriveva fuori dai margini - Un uomo felice" su Spreaker.

Il pianto di Alagie

Comincia così il podcast realizzato da La Provincia e dedicato a don Roberto Malgesini. Questa è la prima delle sei puntate di “Scriveva fuori dai margini”, lo speciale sul prete degli ultimi ucciso esattamente due anni fa in piazza San Rocco.

Tra le prime voci del podcast, che fa parte del ciclo “Storie nella Breva”, quella di Alagie Muhammed Gae, il ragazzo del Gambia accolto in casa da don Roberto tra i primi a soccorrere il prete dopo il suo accoltellamento. Una voce rotta più volte dal pianto e dai singhiozzi. Un racconto tragico di quella mattina di due settimane fa, quando Ridha Mahmoudi ha colpito a morte l’uomo che aveva sempre fatto di tutto per aiutarlo.

Mentre a Milano, il mese prossimo, si attende il deposito della perizia psichiatrica sull’uomo già condannato all’ergastolo in primo grado a Como, “Storie nella Breva” ha provato a riannodare i fili dei ricordi, riportare indietro i giorni sul calendario al 1992, per raccontare Roberto prima che diventasse don Malgesini. In molti, infatti, lo hanno conosciuto solo dopo la morte, quando il suo nome improvvisamente è comparso su tutte le testate nazionali, altri sono entrati in contatto con lui per caso, altri ancora per volontà, soprattutto per volontà. Perché don Roberto non amava le luci dei riflettori: discreto e invisibile come gli invisibili della società cui tendeva la mano, lui preferiva passare inosservato.

Ampio spazio, nella prima puntata del podcast, è così riservato a don Mariano Margnelli, per sei anni compagno di seminario del prete di San Rocco: «Eravamo una classe di sei, e Valtellinesi eravamo solo io e lui. Lo prendevano in giro perché era crapone e testardo». Riservato, silenzioso, don Roberto in seminario ha avviato un dialogo diretto con la Fede: «Lui amava trattenersi nelle cappelline. Era una preghiera assolutamente silenziosa, questo tu a tu con lo sguardo in direzione dove c’è il tabernacolo. Ripensandoci: quella era una preghiera di serie a».

La silenziosa preghiera del don

Una preghiera silenziosa fatta di tempo e sguardi, la stessa ricetta che ritroveremo nell’operato di don Roberto anche per le strade di Como. Dove conosceva gli occhi e i nomi di tutte quelle persone dimenticate a cui lui aveva sempre tempo da dedicare. Un tempo che sapeva moltiplicare, plasmare, riempire. La descrizione del Roberto di allora, nel 1992, un ragazzo schivo e timido, è un’immagine che consola chi lo ha conosciuto dopo a Como. Perché gli conferma una realtà incontrovertibile: don Roberto era vero.

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