L’addio a Castiglioni
«Si è donato agli altri»

San Giuseppe Folla di amici e di amanti della montagna per la guida alpina morta con la moglie e altre 4 persone a Zermatt. Il ricordo dei colleghi: «È stato un punto di riferimento»

Una comunità di amici, segnati dai ricordi e con la montagna negli occhi, ieri pomeriggio ha salutato Mario Castiglioni, la guida alpina comasca di 59 anni morta sul percorso della “haute route” tra Zermatt e Chamonix nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 aprile. Con lui sono morti la moglie Kalyna Damyanova e altri quattro alpinisti, tutti sorpresi da una violenta bufera, tra questi anche Andrea Grigioni, 45 anni, comasco di Lurate Caccivio.

La famiglia, i figli, il fratello Luca, la mamma Maria Bambina, chiamata affettuosamente nonna Bimbi e con loro, nella chiesa di San Giuseppe a Como e sul sagrato, una folla di persone hanno assistito alla messa di commiato.

Le salme sono in Svizzera dove la coppia si era trasferita da tempo, ma in questa chiesa Mario ha iniziato quel percorso di innamoramento della montagna con padre Costante Facoetti che ha concelebrato insieme a padre Arturo Parolo e al parroco padre Antonio Belingheri, tutti frati cappuccini. Quest’ultimo ha ricordato «Mario e Kalyna sono presenti qui, con noi. La bellezza della nostra vita è averli conosciuti e amati. Guai se quello per loro fosse solo un ricordo, è l’esperienza di aver condiviso dei momenti con loro la ragione per cui siamo qui a ringraziare. Non vedremo più i loro volti, ma guardiamo dentro di noi i segni che ci hanno lasciato. (...) Perché? Questa è la domanda alla quale non ci è dato rispondere».

Ma resta come monito la raccomandazione di vivere bene e intensamente il tempo che ci è dato, i rapporti belli tra noi.

Padre Costante, che ha trattenuto a stento la commozione, ha ricordato Mario da ragazzo, conosciuto nell’oratorio vicino «vivace, capace di relazioni aperte e con tanti sogni racchiusi nel cuore. In lui è nata la passione per la montagna, per la bellezza della natura, il desiderio della conquista. Sarà un segno che Mario ha affrontato anche nel suo ultimo istante la scelta di donarsi agli altri». Anche padre Costante è uomo di montagna, è evidente dalla sua lettura del destino e della vita: «dentro Mario c’era anelito di sublime, di purezza. Chi ama la montagna ha sempre desiderio di andare al di là, oltre le vette degli ottomila, per migliorare noi stessi. Allora comprendiamo che la sua vita, seppur breve, è ricchissima». Nessun ricordo fotografico, statico, ma il suggerimento è di cercare cosa lui avesse rappresentato per ognuno dei suoi tantissimi amici.

Tra i presenti anche il sindaco di Como Mario Landriscina che ha conosciuto Mario Castiglioni quando fu fondato l’elisoccorso. «Insieme ci siamo confrontati sui temi del soccorso in ambienti ostili - ha ricordato - poi è rimasto un legame, un’amicizia»

Lo hanno salutato i colleghi guide alpine e tantissimi amici e alpinisti: «Mario è stato ed è tuttora un riferimento per decine di guide e aspiranti, con i suoi consigli e le sue proposte e i suoi stimoli sempre alla ricerca di nuove idee. Un professionista della montagna che amava profondamente condividere l’emozione e le difficoltà dell’accompagnamento con chi non avesse ancora maturato le sue esperienze. Da sempre è stato il riferimento per le guide alpine nell’area di Como». E ancora «Caro Mario grazie per averci permesso di conoscerti come professionisti della montagna e ancor più come amici veri. Siamo tutti qui a ricordarci un’infinità di momenti piacevoli passati con voi». Si sorvola rapidamente sui discorsi, analisi e anche polemiche che accompagnano ogni incidente in montagna, incluso quello che ha coinvolto Mario Castiglioni e si conclude «noi abbiamo solo certezza e stima del vostro lavoro ora e per sempre. (…) Ciao amici nostri, ci si vede per creste».

© RIPRODUZIONE RISERVATA