Lago, il sindaco Landriscina:
«Più controlli con i volontari»

Bagni proibiti: «Multare non serve a fermare i tuffi»

«Non è semplice intervenire dopo la morte di un ragazzo. Ne ho visti parecchi purtroppo di giovani annegati, in tanti anni di lavoro nel primo soccorso, ma tutte le volte che accade resto sempre senza parole, e non posso fare altro che provare dolore per quella famiglia che non ha visto rientrare a casa il proprio figlio per un incidente».

Mario Landriscina è forse la persona più titolata a parlare dopo quanto avvenuto venerdì nelle acque di fronte a viale Geno, dove è annegato Mehemet Agsak, di Turate, vent’anni, origini turche. Non solo perché è sindaco, ma perché ha fatto della sicurezza e del pronto intervento la sua professione: medico anestesista, ha dato vita al 118 di Como che ancora oggi dirige insieme al dipartimento di emergenza del Sant’Anna per conto dell’Areu, ricoprendo incarichi organizzativi in Regione Lombardia e partecipando alla commissione Grandi rischi presso il dipartimento della Protezione civile.

«Eppure - ammette - non ho ricette pronte, di fronte a queste tragedie resto angosciato e provo un grande senso di impotenza. Certo, qualcosa bisogna fare, anche se non è facile, perché non possiamo impedire alle persone di fare il bagno, tanto più che vi sono zone dove è lecito, come per esempio al lido di Villa Olmo».

Elevare multe potrebbe servire? «Non possiamo pensare di fermare il fenomeno semplicemente sanzionando - ribatte Landiscrina - Chi multiamo, dei minorenni? Gli mandiamo il verbale a casa dopo un mese? E pensiamo che possa servire a qualcosa? Io poi sono per principio contrario a questi metodi repressivi. Ho la pretesa di provare a dissuadere in un altro modo, spiegando le situazioni di pericolo e portando i giovani dalla mia parte. Ecco perché penso che si debbano coinvolgere i volontari, cercando un aiuto anche da loro per una campagna di prevenzione e di informazione».

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