Le madri in carcere
«Miglioreremo le condizioni»

La replica del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria dopo la denuncia dell’Unione delle camere penali sullo status di quattro donne con bambini piccoli al Bassone

Dopo la denuncia dell’Unione delle camere penali sulla presenza nel carcere di Como di quattro madri detenute con i loro bambini in tenera età, «ospitate in ambienti solo definiti ’area nido’, ma che presentavano condizioni lontanissime da quelle richieste per adempiere a tale funzione», interviene il Dap. Il Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo in una lettera al presidente dell’Ucpi, Beniamino Migliucci, «riscontra i rilievi sollevati» in occasione della visita dei penalisti e in particolare del loro Osservatorio carcere nell’istituto penitenziario.

Lo fa sapere la stessa organizzazione, esprimendo “soddisfazione” per l’impegno del Provveditorato Regionale della Lombardia a compiere “gli interventi strutturali necessari alla riqualificazione degli spazi destinati alla sezione nido dell’Istituto”.

«Avremmo tuttavia preferito - affermano i penalisti - ricevere la notizia della ricollocazione in strutture alternative e più appropriate di quelle madri e dei loro bambini, piuttosto che la mera adozione di interventi di adeguamento strutturale del luogo di detenzione, che certamente contribuiranno a migliorare la situazione di criticità segnalata, ma non risolvono il problema di fondo, rappresentato dall’inaccettabile perpetuarsi della condizione di detenzione in istituto penitenziario che i bambini sono costretti a condividere con le proprie madri».

L’Upci ricorda che il Ministro della Giustizia, in occasione di una visita alle detenute madri di Rebibbia nel luglio del 2015, «aveva espresso l’impegno, entro l’anno, di porre fine alla detenzione di bambini al seguito delle proprie madri, un fenomeno che egli stesso definiva giustamente una vergogna per il nostro sistema penale. Occorre dunque che si proceda senza ulteriori indugi al trasferimento di tutte le detenute madri e dei loro bambini nelle apposite strutture a custodia attenuata già da tempo allestite su tutto il territorio nazionale, rimuovendo, nei casi specifici, gli ostacoli normativi che fino ad oggi lo hanno impedito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA