Le Primavere danzano con Paganini
Quando il genio è talento per l’arte

Il maestro si è raccontato con Roberta Di Febo, direttrice dell’Accademia Pasta. «Primi passi controvoglia a 14 anni, ma dopo venti minuti di lezione mi innamorai della danza»

Un uomo di spettacolo, brillante, spiritoso, capace di tenere la scena: così si è rivelato al pubblico delle Primavere l’étoile Raffaele Paganini, ora presidente onorario dell’Accademia di musica e danza Giuditta Pasta. Lo ha annunciato la direttrice Roberta Di Febo in occasione della serata “L’invenzione del movimento e il movimento dell’invenzione” condotta da Diego Minonzio, direttore di questo giornale, nell’ambito della rassegna Le Primavere de La Provincia dedicate all’invenzione e al genio. Tema che sconfina nel talento, nella creatività e nell’arte così come l’ha interpretata Paganini nella sua esperienza di danzatore classico eclettico e carismatico.

È stata la danza contemporanea ad accogliere il pubblico che ha affollato la Sala Bianca del Teatro Sociale di Como attraverso un scena tratta dal film “Pina” di Wim Wenders «Scelta scontata e dovuta - per Alberto Cano di Lake Como Film Festival - con Pina Bausch è nato il teatro danza. Il film è composto con le coreografie più importanti di Pina messe in scena dai danzatori della sua accademia e Wenders gira all’esterno un film ambientando i movimenti di Pina nell’ambiente urbano». Il frammento scelto ieri sera è l’unico dove appare Pina. La scena quindi è aperta e Raffaele Paganini la ruba con facilità. «Ho iniziato insieme a tre dei miei fratelli, ero ottavo di undici figli, mamma cantante lirica e papà ballerino alla Scala. Gli ultimi quattro maschi erano stati destinati alla danza».

Ha iniziato tardi, Raffaele aveva già 14 anni quando papà finalmente lo convinse ad andare a lezione. «Non amavo il teatro, mi portava lontano mamma e papà perché andavano in tournée, ma mio padre insistette perché seguissi un corso e solo dopo 20 minuti di lezione mi innamorai della danza».

Dalla scuola all’Opera di Roma all’Inghilterra, all’America e poi ancora Europa. Una vita itinerante. «Un giorno tornavo dalla Russia e dovevo andare a Puerto Rico, all’aeroporto ho fatto il cambio di valige e ho capito che dovevo fermarmi, avevo già 30 anni, per un danzatore è un’età importante». A 34 anni Paganini lascia il repertorio classico e avvia una nuova carriera. «Quella dinamite che ho dentro la devo trasmettere a qualcuno». Nasce da questo desiderio, tra il resto, il suo impegno a Como nella didattica, nell’insegnamento della danza con una passione travolgente e contagiosa, oltre che rigorosa, ed è con soddisfazione che Roberta Di Febo ha sottolineato quanto sia importante che un grande nome della danza come Raffaele sia legato a Como e alla sua Accademia di musica e danza. «Sono molto felice che il maestro abbia scelto di collaborare con la nostra Accademia che ora ha ottenuto l’accreditamento universitario Ministeriale» le prime audizioni ufficiali saranno il 10 giugno, ha anticipato «ed è impegnata nell’educazione al bello e all’arte. Sentiamo tutti il bisogno di coltivare e nutrire quella parte di noi irrazionale». Quella parte del sé che rende ognuno unico e irripetibile.

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