Le scuole nel caos a pochi giorni dal via
Dal provveditore allarme per i bus

Como, il dirigente Proietto: «Sono esterrefatto, avevo avvisato - Dopo due mesi siamo ancora al punto di partenza»

«Il problema vero sono i trasporti. E dopo due mesi, non è stato ancora risolto». Per il provveditore Roberto Proietto, il nodo cruciale per la ripartenza è quello dei mezzi pubblici con cui gli studenti arriveranno a scuola. «Le altre questioni – aggiunge - sono marginali e risolvibili. I banchi arriveranno e l’organico sarà potenziato. La scuola ha fatto la sua parte e gli istituti si sono ingegnati, facendo i salti mortali per organizzare tutto. Gli enti locali, proprietari degli edifici, si sono mostrati come sempre attenti e hanno fatto interventi per mettere i plessi in condizioni di operare».

Restano, quindi, i trasporti. Nonostante se ne discuta da settimane, non sono stati fatti passi avanti concreti, mentre si avvicina sempre più la data d’inizio delle lezioni. «Avevo già segnalato la questione due mesi fa a un tavolo regionale – continua il provveditore – rischiamo d’arrivare alla situazione paradossale nella quale le scuole riescono ad accogliere gli studenti, i quali però non possono arrivare a lezione perché mancano i bus. E dopo così tanto tempo, siamo ancora al punto di partenza. Sono esterrefatto: ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità».

Anche se la Regione confermasse la sua ordinanza, quella che consente di occupare sui bus tutti i posti a sedere e la metà di quelli in piedi, il cinquanta per cento degli studenti in città resterebbe a terra. Vale a dire, circa cinquemila persone.

«È un problema di soldi – commenta Proietto – e non è certo la scuola a doverceli mettere. Non so a chi tocca, ma qualcuno lo deve pur fare. La questione non si risolve inventando chissà che cosa: semplicemente, il servizio di trasporto pubblico locale deve rivolgersi ai privati per affittare o prendere in concessione i mezzi necessari per raddoppiare alcune corse: solo così si può tornare in sicurezza».

Inutile, quindi, provare ad addossare la responsabilità alle disposizioni fissate dal comitato tecnico scientifico: «Anche se si decidesse di portare la capienza al cento per cento, non si riuscirebbe comunque a portare tutti gli alunni a scuola, perché prima i ragazzi viaggiavano pigiati come sardine, con una percentuale di occupazione ben al di sopra del cento per cento. A questo proposito, mi arrivavano lamentele da parte dei genitori perché i propri figli addirittura non riuscivano a salire a bordo».

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