Il futuro dell’ex carcere di San Donnino? Diventerà un museo d’arte multimediale

Cultura L’annuncio del fotografo comasco Maurizio Galimberti; la struttura comprenderà anche l’ex Magazzini del sale di via Volta

L’ex carcere di San Donnino a Como, “Ticosa” culturale nel cuore della città murata, attiguo a Palazzo Volpi sede della Pinacoteca civica, diventerà un museo d’arte multimediale.

Nel 2021, al quarto tentativo, l’immobile che ospitava celle e condannati fino al 1985 è stato venduto all’asta dall’Agenzia del Demanio alla società Veryta Hub srl per oltre un milione di euro, dopo aste andate a vuoto e progressivi ribassi. Fortemente ammalorato, ora attende con gli opportuni permessi (si attende un incontro anche con il sindaco Alessandro Rapinese sul tema) un restauro per la messa in sicurezza degli ambienti.

Dal 2016, come detto sono stati numerosi i tentativi di vendita che si sono risolti in un nulla di fatto. Poi la svolta con l’acquisto che da ieri si è concretizzata in una destinazione precisa.

Ieri l’annuncio

Infatti nel pomeriggio di ieri, il fotografo comasco di fama internazionale Maurizio Galimberti, che curerà la sezione fotografica del museo, ne ha dato annuncio su Instagram con un video girato direttamente nel carcere. Galimberti nel corso di precedenti sopralluoghi ha già realizzato alcuni collages delle sue celebri polaroid dedicati ai graffiti e ai poster lasciati sulle pareti dai detenuti del San Donnino. Un luogo di tristezza ma che emana un forte magnetismo. E che già lo storico dell’arte Luciano Caramel vent’anni fa auspicava fosse unito a Palazzo Volpi come museo dell’arte contemporanea. «Il carcere diventerà un polo museale internazionale a ingresso gratuito, insieme all’ex Magazzino del Sale che è poco distante» ha annunciato Galimberti nel video sul social. E alla Provincia annuncia che l’intento del progetto è realizzare a San Donnino «una sorta di factory della creatività anche con scopi sociali».

Il museo, ha proseguito Galimberti, avrà «anche curatori stranieri e si occuperà di lavoro, arte e storia del tessile dato che il proprietario che ha rilevato l’immobile dal demanio è un importante produttore comasco di tessuti serici. Il museo sarà pronto non prima di cinque anni».

Un maestro della fotografia e una giovane collega

Al museo fotografico contribuirà con lavori già realizzati e “site specific” il ligure Mario Cresci, maestro della fotografia italiana, e una giovane fotografa olandese «di cui non posso ancora fare il nome», dice Galimberti che suggerirà come curatrice anche la giovane Maria Vittoria Baravelli.

Proprietario dei due edifici è l’industriale Filippo Binaghi, che al momento non vuole fornire ulteriori dettagli sull’operazione. «L’intento del mecenate e industriale comasco Filippo Binaghi - dice Galimberti - che ha acquisito i due poli, quello carcerario e quello tessile, è per San Donnino mantenere l’aspetto vintage, una volta messo in sicurezza”»

Infatti nel pomeriggio di ieri, il fotografo comasco di fama internazionale Maurizio Galimberti, che curerà la sezione fotografica del museo, ne ha dato annuncio su Instagram con un video girato direttamente nel carcere. Galimberti nel corso di precedenti sopralluoghi ha già realizzato alcuni collages delle sue celebri polaroid dedicati ai graffiti e ai poster lasciati sulle pareti dai detenuti del San Donnino.

Un luogo storico, ora sede della creatività ma con scopi sociali

Un luogo di tristezza ma che emana un forte magnetismo. E che già lo storico dell’arte Luciano Caramel vent’anni fa auspicava fosse unito a Palazzo Volpi come museo dell’arte contemporanea. «Il carcere diventerà un polo museale internazionale a ingresso gratuito, insieme all’ex Magazzino del Sale che è poco distante» ha annunciato Galimberti nel video sul social. E alla Provincia annuncia che l’intento del progetto è realizzare a San Donnino «una sorta di factory della creatività anche con scopi sociali».

Il museo, ha proseguito Galimberti, avrà «anche curatori stranieri e si occuperà di lavoro, arte e storia del tessile dato che il proprietario che ha rilevato l’immobile dal demanio è un importante produttore comasco di tessuti serici. Il museo sarà pronto non prima di cinque anni».

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