Lezioni a distanza anche alle medie
«Ma che pasticcio»

Molti dirigenti scolastici comaschi contestano le motivazioni del provvedimento.Lezioni dagli istituti, misura in vigore fino al 3 dicembre

Alunni delle materne, delle elementari e di prima media sempre in classe, mentre per le seconde e le terze medie la didattica sarà solo a distanza. Questo lo scenario previsto dal Governo per le scuole collocate nelle zone di massima gravità e con un livello di rischio alto, dove con ogni probabilità si ritroverà anche la Lombardia. Gli istituti comprensivi cittadini sono alle prese con la riorganizzazione degli orari, non senza difficoltà.

«Premetto – spiega la preside di “Como Centro” Valentina Grohovaz – non è che non sono d’accordo sulla disposizione, è la motivazione a non essere chiarissima. Probabilmente, è legata a una crescita dei contagi nelle secondarie di primo grado. Ovviamente, dovremo apportare le modifiche all’orario: se tutti gli insegnanti dovessero trasmettere la lezione da scuola, potrebbero verificarsi problemi alle reti poiché non sono così potenti. Anche se, stando all’ultima indicazione dell’ufficio scolastico regionale per le superiori, i docenti potrebbero fare didattica a distanza anche da casa».

Le contraddizioni

Non favorevole alla decisione la dirigente di “Como Prestino” Simona Convenga: «Avrei tenuto tutti in presenza o a distanza – spiega – alle medie, essendo un continuum educativo, è sbagliato distinguere per anni. Credo sia stata una scelta presa senza consultare i pedagogisti. Per il resto, le difficoltà organizzative ci sono, così come non mancheranno i dubbi».

Il dpcm prevede misure più restrittive per i plessi nelle aree collocate nelle zone rosse. «Resteranno in presenza – si legge nel testo - la scuola dell’infanzia, i servizi educativi per l’infanzia, la primaria e il primo anno della scuola secondaria di primo grado. Le attività didattiche in tutti gli altri casi si svolgeranno esclusivamente con modalità a distanza. Resta comunque salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per garantire l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e in generale con bisogni educativi speciali». Le disposizioni, efficaci da oggi, dureranno fino al 3 dicembre. «A dirla tutta – commenta la preside di “Como Lago” Giusi Porro - è una decisione strana, “ibrida”, e non ne capisco benissimo il senso. Spesso, gli alunni degli istituti comprensivi, abitando vicini alle scuole, arrivano a piedi e non usano il trasporto pubblico. Peraltro, i ragazzini di seconda media sono forse i più penalizzati: l’anno scorso hanno fatto in presenza solo un quadrimestre e, di nuovo, tornano a distanza. Nei nostri due plessi di secondaria di primo grado, non abbiamo avuto nessun docente positivo e, in totale, cinque alunni positivi. Non sono cifre macroscopiche». Sulla didattica a distanza aggiunge: «Onestamente, questo mix fra presenza e online crea qualche difficoltà nel mettere a punto l’orario. I docenti, giocoforza, faranno lezione in ogni caso da scuola: sono già in istituto poiché devono insegnare ai “primini” in aula».

Cambiamenti organizzativi

«Da un punto di vista organizzativo – continua la dirigente di “Como Albate” Lucia Chiara Vitale: non credo ci saranno grandi problemi o disagi. Con l’aumento delle classi in quarantena, siamo già ben allenati nel ricorrere alla didattica a distanza, senza scordare i mesi primaverili. La prospettiva non mi preoccupa più di tanto. Però, se devo dire il mio parere, io terrei aperte le scuole di ogni ordine e grado e chiuderei tutto il resto». Una soluzione simile, per esempio, è stata adottata in Francia: «Gli istituti – conclude la dirigente - sono ambienti dove si fanno rispettare le regole e, in maniera controllata, gli alunni riescono a soddisfare la propria voglia di socialità. Sarebbe davvero importante preservare la presenza in aula, anche se mi rendo conto dei problemi».

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