Librerie aperte, biblioteche no
«La cultura andava tutelata»

Como: tutto il sistema comunale è sospeso, come i prestiti. L’assessore Cioffi: «Un errore fermare tutto in questo modo»

Libri, bene di prima necessità, lo strumento meno contagioso per continuare a viaggiare e a informarsi, a sentirsi più vicini, nutrendo l’anima. Ma in zona rossa il Governo tiene aperte le librerie e chiude le biblioteche pubbliche.

Como non fa eccezione e così tutto il suo sistema bibliotecario. Le porte della biblioteca “Paolo Borsellino” sono serrate al pubblico, perché al pari dei teatri, il Dpcm individua le biblioteche e i musei come luoghi di cultura, in questo momento non indispensabili al benessere della comunità. Una posizione fortemente contestata dall’assessore alla Cultura Livia Cioffi.

«Il Dpcm - commenta - ci ha imposto la chiusura e noi non possiamo che accettare le nuove indicazioni. Personalmente ritengo che biblioteche, teatri e musei siano dei servizi indispensabili alla comunità che non andavano in alcun modo sospesi. La cultura è da sempre un sostegno, soprattutto nei momenti difficili. Questo Dpcm non sono l’ha bistrattata, ci sta anche togliendo i luoghi e i momenti per goderne».

L’assessore sottolinea la differenza con il primo lockdown, anche parlando del personale comunale del settore Cultura: «Se durante la prima emergenza c’era chi, preoccupato, chiedeva di lavorare da casa, oggi i nostri dipendenti vogliono venire al lavoro, vogliono esserci a garantire il servizio, un servizio tra l’altro che si è sempre svolto con la massima attenzione dei protocolli di sicurezza. La biblioteca sta lavorando comunque anche se chiusa al pubblico, il personale è impegnato in attività di biblioteconomia stretta e nel portare avanti a distanza progetti di rete e contatto, ad esempio con le scuole». Il Governo ha, come detto, tutelato le librerie, accogliendo il loro l’appello a non chiudere per non andare incontro a una seconda ondata di contrazione delle vendite, che per i piccoli esercizi avrebbe potuto rivelarsi fatale. Ma se la lettura dei libri è requisito fondamentale di una cittadinanza attiva, anche per non creare una divisione tra gli italiani e un distanziamento dello spirito, l’intento dovrebbe valere anche per il servizio pubblico.n 
Laura Mosca

© RIPRODUZIONE RISERVATA