Liste d’attesa, crescono i posti. Ma per i medici «ancora non basta»

Salute La giunta regionale amplia la disponibilità per alcuni tipi di esame - Ma sulle prenotazioni le difficoltà restano. Orsenigo (Pd): «È propaganda»

Tac, ecografie, risonanze e mammografie, la Regione potenzia le agende per snellire le liste d’attesa. Ma per i medici è tutta campagna elettorale. I tempi di quasi una ricetta breve su due non sono garantiti.

Lunedì la giunta regionale ha approvato una delibera che amplia la disponibilità per alcuni esami diagnostici fortemente rallentati durante gli anni della pandemia. In particolare la Regione chiede agli ospedali pubblici e privati accreditati di potenziare la mammografia bilaterale, la diagnostica ecografica del capo e del collo, l’esofagogastroduodenoscopia, la colonscopia con endoscopio flessibile, l’elettrocardiogramma dinamico, la spirometria globale, l’ecocolordopplergrafia degli arti superiori o inferiori o distrettuale, arteriosa o venosa, la tomografia computerizzata dell’addome completo, la tomografia computerizzata del torace e l’ecografia dell’ addome superiore.

«Noi medici viviamo questi problemi da anni ogni giorno»

È previsto in parallelo un monitoraggio dei tempi d’attesa e dell’appropriatezza delle prescrizioni. Un provvedimento simile era già stato approntato alla fine dell’anno scorso, a novembre, quando la Regione si era concentrata sulle dieci prestazioni ambulatoriali più critiche. Così facendo, spiega l’assessorato al Welfare in una nota, «per gli esami con priorità Breve (da fare entro dieci giorni) è aumentata di sei punti la percentuale di appuntamenti garantiti, passata da 49% a 55% e per la priorità Differibile (entro trenta giorni) di nove punti, ovvero da 45% a 54%». Vuol comunque dire che all’incirca la metà delle richieste non viene evasa entro i tempi prescritti dai medici.

«Il problema delle liste d’attesa resta purtroppo molto attuale – commenta Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale – e non si dica più che è tutta colpa del Covid. Piuttosto quest’ultima determina mi spiace, ma arriva proprio a ridosso delle elezioni regionali. Quando noi medici questi problemi li viviamo da anni e tutti i giorni. Tutti i nostri assistiti riferiscono grosse difficoltà nel prenotare esami e visite specialistiche entro i tempi prescritti. Molti finiscono per rivolgersi ai privati, a pagamento. Diversi centri unici di prenotazioni degli ospedali suggeriscono ai pazienti di chiedere al proprio medico curante di cambiare la ricetta, di mettere l’urgenza, nella speranza che si liberi un posto». Anche laddove l’urgenza non è reale.

Persistono criticità sul territorio anche per alcuni tipi di operazioni non gravi. «Quando fece la prima delibera sulle liste d’attesa – dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale comasco del Pd – il presidente Attilio Fontana diceva che avrebbero richiamato entro un mese 66mila cittadini che non avevano trovato posto. Due mesi dopo annuncia che ne sono stati contattati 23mila, circa un terzo e solo per 8mila di loro le visite o gli esami sono stati riprogrammati in tempo. Davvero una piccola parte, considerando che in questi due mesi se ne sono aggiunti altri di cittadini messi in lista. Un esito misero, più di propaganda che realtà».

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