Lo sfogo sulle offerte di lavoro a Como: «Tanti cercano personale in città? Ho 44 anni, nemmeno mi rispondono»

Lo storia La voce di una comasca che cerca lavoro da sei mesi come commessa o cassiera: «Vogliono persone disponibili e con esperienza: io sono così, ma non vado bene lo stesso...». Se avete avuto esperienze simili raccontatecele qui

Bar e negozi a Como cercano personale: lo raccontiamo da tempo e la polemica non ha tardato ad arrivare. Perché se da un lato ci sono i gestori che lamentano la poca affluenza di richieste e l’inadeguatezza dei profili di chi risponde alle offerte, c’è un’altra campana che vuole farsi sentire ed è quella dei lavoratori. Risposte e commenti sui social sono stati numerosi di fronte alle posizioni dei datori di lavoro per cui mancherebbe la disponibilità ad adeguarsi ad orari e giorni richiesti.

Luciana Mandaglio però racconta tutta un’altra versione dei fatti: «Sono abituata a lavorare nei weekend, per anni ho fatto la commessa e la cassiera e quindi conosco bene i ritmi e le necessità». L’esperienza e la buona volontà non mancano a Luciana che da settembre è in cerca di lavoro dopo una recente esperienza in un negozio di Como, terminata non certo per sua colpa o volontà, ma per la decisione del proprietario dell’esercizio di vendere.

Da allora Luciana è entrata nel mondo della disoccupazione, una giungla dove per sopravvivere serve tanta persistenza: «Ho iniziato a cercare lavoro subito tramite agenzie e poi su alcuni siti specializzati, ho mandato il curriculum e quando mi sono accorta che nei negozi del centro città, ma anche di alcuni centri commerciali fuori Como, le offerte di lavoro erano tantissime mi sono buttata». Non per modo di dire: Luciana ormai gira sempre con il curriculum in macchina o nella borsa, e quando nota un’offerta di lavoro compatibile con le sue capacità e la sua esperienza (lunga e diversificata se si pensa che ha lavorato in numerosi negozi, come cassiera e commessa, ma anche in alcune mense) apre la porta e si presenta con un sorriso. «Spesso però non mi guardano nemmeno in faccia, non si prendono tempo per parlarmi e si limitano a dire che mi faranno sapere - il suo tono è un po’ ironico, un po’ affranto - Ormai mi sono fatta l’idea che basti la mia età a rendermi poco adatta».

Il racconto

C’è un dettaglio del profilo di Luciana che in effetti non abbiamo ancora detto: ha 44 anni. E questo nella giungla della disoccupazione, secondo Luciana, fa davvero la differenza. Perché anche se lei non si ferma e continua a presentarsi e lasciare ovunque il suo curriculum, il telefono non squilla mai, nessuna mail di risposta (né positiva né negativa) arriva e quelle offerte di lavoro restano sempre lì affisse alle vetrine, come se Luciana non fosse mai passata. «C’è una sola eccezione... Ho provato a lavorare per una panetteria in centro a Como, suggerita da amici, ma sono dovuta scappare». Sembra assurdo, dopo tutto quello che ci ha detto e chiedere perché viene spontaneo: «Non è stato il lavoro in sé, ero in cassa e mi piaceva stare a contatto con le persone, ma i titolari mi trattavano malissimo, tra urla e umiliazioni continue. Un giorno persino una cliente ha ripreso chi mi stava prendendo a male parole. Allora ho capito che non potevo continuare così, mi sono alzata, ho preso le mie cose e non mi sono guardata indietro».

La rabbia

Mentre racconta gli occhi si fanno lucidi, vuoi per la frustrazione, vuoi per la rabbia. «Avete bisogno di personale o no? È questo che mi chiedo. Basterebbe un periodo di prova, il segnale di voler dare almeno una possibilità... Mi è capitato di parlare con la titolare di una catena di negozi e sentirmi dire di tenere il telefono a portata di mano perché ero idonea e sarei stata chiamata da un momento all’altro - fa una pausa e poi sorride amaramente - ma sono trascorsi dieci giorni e non ho mai ricevuto nessuna chiamata. E quell’offerta di lavoro è ancora esposta in vetrina».

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