L’omelia per Sant’Abbondio: «La memoria di don Roberto continua ad affascinare il Papa»

Fede Cantoni: «Siamo una Chiesa martire, ecco spiegata la mia nomina a cardinale. Don Malgesini? Proprio ieri Papa Francesco me ne ha parlato»

«Questo non è tempo per le Comunità cristiane di rivendicare privilegi, assicurarsi nuove strutture o concentrare le energie esclusivamente sui (pochi) fedeli praticanti. È tempo di impegnarci decisamente come una vera sfida per una immaginazione pastorale, che stimoli la “ricomposizione della vita spirituale in nuove forme e per nuovi modi di esistere”». Nel suo primo Pontificale di Sant’Abbondio da cardinale, monsignor Oscar Cantoni si rivolge alla città e alla Chiesa di Como: una Chiesa di martiri.

«Le radici stesse della nostra Chiesa» cominciano con il «sacrificio dei nostri primi Martiri, Carpoforo e compagni, fino a questi anni recenti, in cui il sangue dei nostri fratelli ha impreziosito e resa feconda di buoni frutti la nostra Comunità cristiana. È il martirio “suprema prova di carità” riconosciuto solo nel 2013, del beato Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio, e più recentemente il beato Teresio Olivelli (2018), nato a Bellagio, la beata suor Laura Mainetti, (2021) barbaramente uccisa a Chiavenna nel 2000, preceduti dal sacrificio di Giulio Rocca, di Isolaccia e membro del “Mato Grosso” (1992), di don Renzo Beretta (1999) a Ponte Chiasso, e infine la vita donata di don Roberto Malgesini, a San Rocco in Como, nel 2020, la cui memoria continua ad affascinare tante persone, compreso il Santo Padre. Me ne ha parlato lui stesso proprio ieri pomeriggio».

«La scelta di papa Francesco di riconoscere e additare la Chiesa di Como come una “Chiesa martire” è una delle ragioni che spiega la mia nomina a cardinale, quale vescovo di questa Chiesa, ammantata dal sangue fecondo e glorioso di questi suoi figli»

E proprio nel ricordare l’opera di don Roberto, il cardinale ha voluto richiamare «il generoso impegno di servizio ai poveri, ai profughi, ai senza dimora, agli uomini feriti della vita di questi nostri fratelli e sorelle, a quanti la società facilmente scarta». Un impegno, ha detto il vescovo di Como, che «non è caduto nel vuoto, ma è stato assunto dallo stesso sacrificio di Cristo, acquistando così un valore redentivo. Questi nostri martiri, di ieri e di oggi, hanno dato la vita come il Cristo. La scelta di papa Francesco di riconoscere e additare la Chiesa di Como come una “Chiesa martire” è una delle ragioni che spiega la mia nomina a cardinale, quale vescovo di questa Chiesa, ammantata dal sangue fecondo e glorioso di questi suoi figli».

In Duomo tantissimi fedeli, tante autorità, tutti i vescovi lombardi che hanno concelebrato con il cardinale, ma anche i famigliari di monsignor Cantoni: «Ho ricevuto dal Signore, per mezzo di papa Francesco, il dono del cardinalato, Credo che anche Sant0Abbondio, di cui sono figlio e discepolo, e insieme, per grazia di Dio e della Sede apostolica, suo indegno successore, possa lodare e glorificare con noi il Signore. Ho accolto la nomina a cardinale con molto stupore e meraviglia, tuttavia interpreto questo gratuito dono di Dio come una occasione per un approfondimento della mia chiamata nella sequela del Signore Gesù, che si è via via specificata e intensificata, spero anche mediante un mio coinvolgimento responsabile e generoso».

«Siamo consapevoli di non vivere più in un contesto di cristianità, diventati ormai di fatto una minoranza. Tuttavia sono convinto che la Chiesa non ha perso la sua forza generativa e può ancora creare uno spazio sicuro di verità che guarisce e libera gli uomini del nostro tempo»

«Vorrei - ha proseguito il cardinale - che tutti interpretassimo la mia nomina a cardinale non secondo la consuetudine mondana, malattia tanto frequente e comune, che permea il nostro modo di pensare, di sentire e di agire e che fa consistere tutto il senso del vivere nella logica della carriera, della promozione e del successo. Piuttosto auspico che questa mia nuova condizione possa essere intesa evangelicamente, quale occasione privilegiata per servire con impegno il popolo di Dio nelle persone concrete, con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite e promuovendo la loro dignità».

Le sfide del nostro tempo, ha spiegato il cardinale, sono tante e sono gravose: «Siamo consapevoli di non vivere più in un contesto di cristianità, diventati ormai di fatto una minoranza. Tuttavia sono convinto che la Chiesa non ha perso la sua forza generativa e può ancora creare uno spazio sicuro di verità che guarisce e libera gli uomini del nostro tempo. La prova della pandemia altro non ha fatto che aprirci gli occhi, catapultati in un mondo completamente nuovo e diverso da quello precedente (che è inutile rimpiangere perché non si ripeterà più!). E’ questa l’ora propizia per un rafforzamento della fede, piuttosto che gettarci nello scoraggiamento, prigionieri del pessimismo. Entrati in un’altra epoca, completamente diversa dalla precedente, occorre trovare quel coraggio apostolico per attivare nuove risorse spirituali e umane, di cui l’uomo contemporaneo ha estremamente bisogno, che esercitino una vera e propria “attrazione” alla nostra testimonianza cristiana, frutto della comunione con il Signore Gesù e della sua verità sull’uomo».

«Il Papa mi ha detto: “Sappi che mediante l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa”

«Proprio perché eredi di una Chiesa martire e visitati da Dio - ha chiuso - facciamo ritorno a Lui, ravvivando il nostro impegno attraverso un personale “martirio d’amore”, compiuto mediante tanti piccoli gesti di offerta quotidiana. Ciò implica una assunzione di responsabilità concreta, cioè il prendersi cura con amore l’uno dell’altro, creando una nuova mentalità che superi l’individualismo e pensi piuttosto in termini di comunità, sottolineando la priorità della vita di tutti rispetto alla appropriazione dei beni da parte di alcuni. Il dono dell’anello cardinalizio che papa Francesco mi ha offerto, è stato accompagnato da un grande auspicio: “Sappi che mediante l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa”. Mi aiuti e mi sorregga la vergine Maria, madre di Dio e della Chiesa, e per l’intercessione di S. Abbondio, possa io crescere e perseverare in un incessante amore oblativo, così da diventare per voi un vero “modello del gregge”».

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