L’omicidio di don Roberto
Killer sano di mente
Adesso rischia l’ergastolo

La Procura ha chiuso le indagini preliminari: contestato l’omicidio premeditato

Era assolutamente lucido, sapeva cosa faceva e, soprattutto, era perfettamente capace di intendere e di volere. Lo psichiatra incaricato dalla Procura di Como di scavare nella mente di Ridha Mahmoudi, l’ex operaio tunisino in carcere per aver ucciso don Roberto Malgesini, non ha alcun dubbio: per quanto sicuramente ci sia nella mente di quell’uomo traccia di una sorta di sindrome da persecuzione, il 15 settembre scorso era assolutamente padrone di se stesso e delle proprie decisioni. Così come lo è tuttora, dopo quasi cinque mesi di carcere in quel di Monza.

La Procura di Como ha chiuso l’indagine per l’agguato mortale al sacerdote degli ultimi, accoltellato a morte al collo proprio da Mahmoudi in piazza San Rocco, mentre don Roberto preparava le colazioni da portare ai senzatetto della città. E la contestazione formalizzata dal pubblico ministero Massimo Astori al 52enne tunisino è di omicidio volontario premeditato. Un’accusa che, di fatto, spalancherebbe le sorti future dell’omicida verso una sola opzione: il carcere a vita.

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