Mancano i soldi e i computer
La scuola a distanza non decolla

I fondi assegnati dal ministero non bastano -Ancora troppi studenti hanno bisogno di tablet e pc o sono costretti a usare gli smartphone - I presidi: risorse all’osso. E gli ingegneri offrono un aiuto

Nata come risposta a una situazione d’emergenza, la didattica online è entrata in pianta stabile nella vita di studenti, insegnanti e genitori comaschi. Ma, con la prospettiva di continuare ancora per due mesi, e addirittura si parla di riprendere a distanza anche a settembre, le difficoltà strutturali non mancano.

Dalle connessioni “ballerine” agli studenti senza computer e costretti a usare il telefono, sono diversi i problemi che la scuola e le famiglie cittadine si trovano ad affrontare. E i soldi arrivati dal Ministero per la formazione a distanza, destinati proprio all’acquisto dei dispositivi, non sono probabilmente sufficienti a coprire l’intero fabbisogno. Peraltro, in questo periodo, i tempi di consegna non aiutano.

«Abbiamo ricevuto 7mila euro - spiega il preside del Giovio Nicola D’Antonio, istituto che conta quasi 1.600 iscritti -. Per carità, sempre meglio di nulla, e credo anche sia andata peggio ad altri istituti. Compreremo una decina di portatili: però, abbiamo chiamato per effettuare l’ordine e il tempo di attesa è di circa un mese». Secondo l’Istat, un quarto degli studenti italiani non ha un computer o un tablet in casa. «A oggi - continua D’Antonio - abbiamo ricevuto una decina di richieste, cui abbiamo risposto con i nostri portatili in dotazione. Poi, se necessario, possiamo staccare i pc dalle lim e darli alle famiglie. La dotazione non è scarsa, possiamo arrivare a concedere in comodato d’uso un’ottantina di dispositivi. Ma, stando alle statistiche nazionali, se arrivassero, faccio un esempio,150 richieste, meno del 10%, non riusciremmo a soddisfare tutte».

L’istituto comprensivo Como Centro Città ha ricevuto 8.300 euro. «E abbiamo circa 1.400 alunni - commenta la preside Valentina Grohovaz -. La cifra è il combinato disposto fra il numero effettivo degli alunni e i dati consegnati con l’Invalsi, ma quest’ultimi sono facoltativi. Sinceramente, mi chiedo come mai ci sia arrivato così poco». L’istituto, peraltro, al pari di altri in città, ha un livello socio economico medio non altissimo. «Abbiamo acquistato i dispositivi con i fondi ricevuti e, con l’aiuto della polizia locale li distribuiremo casa per casa. In generale, con i notebook e i tablet già in dotazione, siamo riusciti a soddisfare le richieste arrivate, circa un’ottantina. Ma sono convinta che servirebbero più dispositivi, onestamente non pensavo fosse così alto il numero di persone sprovviste della giusta attrezzatura».

Molti alunni devono dividere il pc con i genitori, a casa anche loro alle prese con lo smart working. E, per questo, in diversi sono costretti a seguire le lezioni e a fare i compiti con lo smartphone. «Noi abbiamo staccato i pc dalle lim per darli a chi ne ha bisogno - conclude la dirigente di Como Lago Giusi Porro -. Al momento, escluso dalla didattica a distanza non c’è nessuno. Però c’è chi è costretto a usare il cellulare, e purtroppo è uno strumento limitante, con cui non si riescono a fare bene i compiti».

Altro problema è la linea internet: non dappertutto funziona bene, in alcuni casi non consente di fare video ed eseguire tutte le operazioni richieste.

A questo proposito, il pesidente dell’Ordine degli ingegneri di Como Mauro Volontè ha inviato una lettera al provveditore Roberto Proietto: «Come ingegneri, ma soprattutto come persone riteniamo importante offrire il nostro supporto “pro bono” agli istituti scolastici, fornendo indicazioni tecniche utili all’uso degli strumenti e delle applicazioni di teledidattica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA