Mense scolastiche
Salva la cucina di via Montelungo

Dopo le proteste dei genitori la cucina resterà. Le chiusure si riducono a 4 per «problemi strutturali». Da settembre cucinati dai privati 2.300 pasti al giorno

La notizia non è ancora ufficiale, ma gli uffici di Palazzo Cernezzi hanno concluso ieri le ultime verifiche sulle mense scolastiche e, soprattutto, sulle cucine da chiudere sulle 17 totali. Dopo aver stralciato dall’ipotesi di chiusura via Fiume, l’amministrazione escluderà dai tagli anche quella di via Montelungo, dove si erano scatenate le proteste dei genitori che avevano manifestato all’esterno della scuola.

Niente da fare, invece, per Breccia, Prestino, via Alciato e Monte Olimpino: le quattro cucine verranno infatti chiuse alla fine dell’anno scolastico. Il motivo? Per via Alciato già da tempo erano emersi ad esempio problemi strutturali:la scuola dell’infanzia è infatti in un edificio di Sant’Elia e gli interventi di adeguamento richiesti dall’Ats non possono essere realizzati secondo le verifiche di Palazzo Cernezzi poiché l’edificio è sottoposto a vincolo monumentale da parte della Soprintendenza. Questioni legate ai costi necessari per la sistemazione e la messa a norma hanno decretato la chiusura anche delle cucine di Breccia e Prestino.

In totale le quattro cucine hanno una produttività di 600 pasti: 205 in via Alciato, 163 Breccia, 104 a Prestino, 128 a Monte Olimpino. A questi si aggiungono i 1.800 che già oggi arrivano nelle scuole ma sono cucinati altrove, in altre cucine comunali. Complessivamente saranno quindi circa 2300 i pasti giornalieri (la produttività non corrisponde infatti esattamente al numero di pasti serviti) che, da settembre, verranno preparati all’esterno dai privati e portati nelle scuole.

Questo dovrebbe essere - salvo sorprese dell’ultim’ora al momento imprevedibili - il quadro definitivo del riassetto che l’amministrazione comunale ha intenzione di mettere in atto a partire dal prossimo anno scolastico. Tutto è nato e non senza polemiche (dei sindacati, delle opposizioni e dei genitori) dopo la decisione di non assumere più 47 lavoratori a termine (prevalentemente impegnati nel servizio dei pasti e nelle pulizie dei refettori) da settembre. Il segretario generale in più occasioni ha chiarito che si tratta di una norma di legge ben precisa che, in pratica, non consente di avere personale a tempo determinato per servizi continuativi. Tesi contestata dai sindacati che hanno rilanciato la proposta di realizzare un unico punto di cottura al vecchio ospedale Sant’Anna. Soluzione bocciata dall’amministrazione sostanzialmente per tre motivi: locali non di proprietà comunale, necessità di un investimento economico elevato (più di un milione di euro secondo le stime) e tempi lunghi di realizzazione. .

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