Migrante accoltellato per rapina
Un intervento gli salva la mano

La storiaIl ragazzo aveva perso l’uso dell’arto dopo un’aggressione in Libia
Accolto dalla Caritas comasca, è stato operato gratis al San Gerardo di Monza

Storia di speranza quella che arriva dall’hub di prima accoglienza di Como di via Sirtori.

Un richiedente asilo ghanese, Mohammed Diaari, di soli 18 anni, è stato operato ad una mano dal dottor Massimo Del Bene, primario del reparto di chirurgia plastica e della mano all’ospedale San Gerardo di Monza.

Il ragazzo è arrivato in Italia a maggio, dopo esser stato vittima di un’aggressione da parte di una banda di malviventi in Libia durante il suo viaggio verso l’Europa. Una volta sbarcato in Italia è stato immediatamente trasferito a Como, dove è stato visitato dai medici il giorno del suo arrivo. I dottori si sono accorti subito del problema alla mano, che Mohammed non riusciva più a muovere.

Il ragazzo ha raccontato di essere stato fermato da un gruppo di ragazzi in Libia che gli hanno chiesto dei soldi. Mohammed però non aveva niente con sé e così uno dei malviventi si è lanciato contro di lui con un machete, con l’intento di colpirlo alla testa. Il ragazzo ghanese era riuscito a farsi scudo con la mano, ferendosi in modo grave: «Ci ha raccontato di essere stato portato da alcuni suoi amici in un capannone – Racconta Roberto Ciriminna, coordinatore degli Hub di prima accoglienza a Como - Lì è stato curato da una donna addetta alle pulizie di un ospedale che per salvarlo ha anche trafugato del materiale sul posto di lavoro nei giorni successivi. Dopo molto tempo, Mohammed ha continuato il suo viaggio fino all’arrivo in Italia».

Dopo averlo visitato all’Hub di Como, gli infermieri hanno contattato il dottor Del Bene, che si è offerto di operare il ragazzo gratuitamente con la sua equipe: «Abbiamo dovuto coprire solo i minimi costi, l’operazione non era semplice e vogliamo per questo ringraziare il dottore, che si è dimostrato di un’umanità incredibile».

L’intervento di microchirurgia, svoltosi il 7 giugno, è perfettamente riuscito e il ragazzo è stato dimesso dopo qualche giorno ed ha potuto iniziare la fisioterapia: «Quello che abbiamo visto però è stato un cambiamento radicale nel suo comportamento e nel modo di porsi verso gli altri». Mohammed, prima non parlava, non socializzava, non faceva niente, rimaneva chiuso in se stesso: «Ora ha iniziato a sorridere e a rapportarsi con gli altri. Probabilmente ha ritrovato la fiducia nel prossimo, che prima aveva perso».

Non è un percorso facile per lui: «Il suo cervello aveva rimosso la sua mano, la fisioterapia sarà lunga e dovrà recuperare anche dal punto di vista psicologico» conclude Ciriminna.

Una storia di speranza e riscatto per uno dei 60 membri dell’Hub di prima accoglienza di Como: «È una storia molto bella e di grande umanità – dice Roberto Bernasconi della Caritas – ognuno ha fatto il suo e la cosa più grande è che un ragazzo appena diciottenne sia tornato a vivere, sorridere e guardare il futuro con grande ottimismo».

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