Migranti assolti per le botte sul bus
«Riconosciuti solo per suggestione»

Le motivazioni dell’assoluzione dei due gambiani condannati lo scorso luglio Confermata la condanna per gli altri due imputati. Ma sono cadono le circostanze aggravanti

Non c’è corrispondenza tra le dichiarazioni rese dagli autisti, aggrediti la sera del 5 giugno dello scorso anno in piazza Vittoria da un gruppo di migranti senza biglietto, e il coinvolgimento di due dei quattro imputati, tutti condannati in primo grado.

Sono le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’Appello di Milano lo scorso 29 novembre ha mandato assolti Yusupha Ceesay, 25 anni, difeso dall’avvocato Simonetta Luzzi, e Salifa Camara, 23 anni (avvocati Serena Arrighi e Roberto Denti), entrambi cittadini gambiani, arrestati un’ora dopo quel turbolento episodio sul quale Matteo Salvini in persona, a una settimana dall’insediamento al Viminale come ministro dell’Interno, si era sentito in dovere di intervenire a Como.

Nel corso della sua visita in Prefettura volle incontrare anche i due autisti di Asf vittime del pestaggio.

E in primo grado, celebratosi a tempo di record, vennero irrogate condanne esemplari: un anno e 9 mesi, senza sospensione condizionale e da scontare in via preventiva. Cinque mesi scontati, di cui due in carcere, per i due imputati a fine novembre riconosciuti estranei ai fatti e pertanto innocenti. Le motivazioni della sentenza danno conto di dichiarazioni rese nel processo, anche dalle due vittime del pestaggio, «contraddette da una pluralità di dati probatori di segno opposto».

I giudici d’appello smontano le motivazioni che hanno portato il giudice di primo grado a condannare i due: chiariscono l’equivoco della maglia gialla, che aveva portato ad individuare Ceesay, e del cappellino, che aveva incastrato Camara, e accolgono le testimonianze che confermano che i due si trovavano da tutt’altra parte rispetto a piazza Vittoria al momento dell'aggressione. Due testi che invece il giudice comasco aveva sospettato di dire il falso.

Scrivono i giudici che «il riconoscimento operato in aula» è «di fatto il cascame di una suggestione indotta dall'essere i soggetti arrestati stati individuati come autori del fatto». Per questa ragione i due sono stati assolti «per non aver commesso il fatto». Ne aveva invocato l’assoluzione al termine dell’udienza lo stesso procuratore generale.

Insieme ad altri due richiedenti asilo, Yusupha Ceesay e Salifa Camara erano stati condannati per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e interruzione di pubblico servizio. Confermata la condanna, ma con uno sconto di pena in quanto sono state escluse le circostanze aggravanti, tra cui la minorata difesa, gli altri due imputati, tuttora in carcere: Abdulganiyu Oseni, 21 anni, e Jolly Imade, 22, nigeriani entrambi.

Il primo ha avuto una pena di 1 anno e 7 mesi, il secondo, che aveva definito al propria posizione con il rito abbreviato ed aveva ottenuto uno sconto di pena di un terzo, di un anno e 20 giorni.

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