Migranti, costi dimezzati
A rischio 240 posti di lavoro

Confcooperative paventa il tracollo del comparto dell’assistenza. Il sottosegretario Molteni: «I richiedenti asilo in provincia sono diminuiti»

«Le nuove procedure ottimizzano i servizi e razionalizzano i costi. E i soldi risparmiati s’investono in sicurezza per i cittadini».

Il canturino Nicola Molteni, sottosegretario leghista all’Interno con delega all’immigrazione, risponde alle critiche per il nuovo “bando accoglienza”, spiegando la ratio delle nuove linee, partendo dai numeri.

«Nel 2016 - spiega - sul territorio c’erano 1.911 richiedenti asilo. I dati aggiornati al 28 marzo dicono 1.311. Oggi non è più emergenza come tre anni fa, quando si assunsero tantissime persone, in alcuni casi - non sto parlando della nostra provincia - con metodi clientelari. Peraltro, il costo del personale era quello maggiore e incideva in misura significativa sull’accoglienza».

Sul territorio la ricaduta occupazionale dei nuovi capitolati rischia di non essere indifferente. Al momento, solo per quanto riguarda le cooperative sociali, gli addetti sono 240. Se tutte le realtà decidessero di non partecipare al bando, potenzialmente sarebbero tutti esuberi. In ogni caso, si rischia comunque di perdere metà dei posti di lavoro.

«Do per scontato - aggiunge Molteni - che chi si occupa di accoglienza, lo abbia fatto e lo faccia perché mosso da spirito solidaristico e non per i 35 euro a disposizione in precedenza. E ringrazierò sempre la rete sociale comasca perché in un momento difficile e complicato ha dato una buona dimostrazione. In ogni caso: stiamo gestendo molto bene le polemiche e c’è un’interlocuzione fra gli enti, le prefetture e i ministeri». Rispetto al bando di due anni fa, le differenze sono parecchie. Intanto, sulla cifra: nel 2017, si stimava un fabbisogno presunto di 2.100 posti. Questa volta, invece, la quota è fissata a 1.570. Cambiano anche le somme di denaro. Complessivamente, 24 mesi fa si prevedevano 58,932 milioni di euro. Questa volta, invece, si tratta di 24,8 milioni: meno della metà. Per avere un’idea, oggi il contributo per migrante oscilla fra i 21 e i 25 euro, mentre due anni fa era di 35.

«Sono le linee guida ministeriali, peraltro le procedure sono state condivise con l’Anac - aggiunge il sottosegretario -. Forse non tutti lo sanno, ma la Corte dei conti ha depositato in Parlamento una relazione in cui si chiede la differenziazione delle procedure fra richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Così abbiamo fatto: ai primi, garantiamo i requisiti minimi essenziali, ai secondi un percorso d’integrazione. E dai 35 euro siamo scesi alle cifre attuali. Teniamo presente un aspetto: i dati dicono che l’80% delle domande vengono respinte». Fra le critiche, s’inseriscono i tagli netti a diversi servizi per l’integrazione: non è prevista la scuola d’italiano, la mediazione linguistica e l’assistenza legale sono invece ridotte, rendendo quasi superfluo il servizio. «La nostra logica è chiara - sottolinea Molteni -: la formazione, i tirocini, il lavoro, la lingua e in generale i servizi sono destinati a chi ha diritto a restare sul territorio e deve avviarsi a un processo d’integrazione». Quelli, cioè, all’interno del “Siproimi”, il sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (gli ex Sprar).

«Con questo sistema risparmiamo, a livello nazionale, un miliardo e mezzo di euro che investiremo assumendo nuovi poliziotti. Inoltre, quando siamo arrivato a giugno, abbiamo trovato 140mila domande pendenti per la richiesta di asilo, oggi siamo a meno di 70mila grazie all’assunzione di 250 persone e all’inserimento di dieci commissioni territoriali in più e cinque commissioni di frontiera: l’obiettivo è arrivare a chiudere entro l’anno tutto il pendente».

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