Migranti in passerella
Lo spettacolo
del velo globale

Colori dell’accoglienza. In passerella a San Francesco a Como anche tre giovani migranti ospitate a Rebbio

Due tonnellate di sale per una passerella unica nel suo genere, ieri nell’ex chiesa di San Francesco. Per la prima volta Intrecci di popoli, il festival annuale delle culture, dei gemellaggi e della cooperazione internazionale, promosso da Comune insieme a Centro Servizi Volontariato e Diocesi, ha ospitato una sfilata all’interno della manifestazione. Un evento unico che ha portato sulla passerella di sale creazioni originali intorno al tema del velo.

«Questa non è solo una sfilata, è anche un processo emotivo e conoscitivo», ha esordito, introducendo l’evento, Francesca Gamba, ideatrice del progetto Velo globale. Un progetto nato con gli studenti della Scuola Cias Formazione Professionale che, in collaborazione con il Setificio, hanno tradotto in opere originali un concetto spesso oggetto di divisioni. Il velo di Velo globale nasce invece per unire e la sfilata l’ha fatto in modo unico: «Il velo è un manufatto antico che ha unito l’Oriente e l’Occidente, come il sale della passerella, elemento mediatore dell’antichità», ha raccontato emozionata Francesca Gamba davanti al numeroso pubblico che ha accolto con applausi l’ingresso di modelle e modelli nei loro abiti colorati. Tra questi, oltre agli studenti del Cias, 5 ragazze nigeriane della parrocchia di Rebbio. Un’emozione unica per loro. Come per Princess, a Como da soli 3 giorni, che ha indossato un pezzo molto particolare, un lago di Como stampato su seta.

«Sono molto felice di essere qui», ha raccontato. Tradizione e rivisitazione, Como e Africa. Binomi che Velo globale ha voluto esaltare nel progetto iniziato un anno fa con Unindustria e che la sfilata di ieri ha coronato in un evento di grande impatto. Le creazioni dei ragazzi del Setificio e le acconciature particolari a cui hanno lavorato docenti e studenti del Cias, hanno portato sulla passerella tessuti, colori e forme diverse, dalla lycra arancione che ha avvolto insieme 3 modelli, in un gioco di pieghe e nodi, alla seta con disegni tradizionali africani.

Una sfilata eclettica, nella quale i ragazzi hanno «raccontato una storia in modo nuovo, lontano dai pregiudizi», ha spiegato Gamba. Tra i messaggi veicolati anche un “open your eyes”, apri i tuoi occhi, in un invito all’accoglienza. Se le stoffe e i manufatti hanno colpito l’occhio del pubblico per le forme innovative, non da meno sono state le inedite creazioni con capelli e trucco. Tra queste, il volto di una modella dipinto con versi arabi sull’amore e la condizione della donna.

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