Multe cancellate agli agenti
Il Pm: «Condannateli»

Chieste pene pesanti per un commissario della polizia locale e l’ex numero due della Polstrada

Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine la sentenza sull’ultimo troncone dell’inchiesta che decapitò la polstrada di Como, nel 2014, sta per essere pronunciata. Il prossimo 28 marzo il Tribunale deciderà sulle sorti degli ultimi tre imputati rimasti a processo e per i quali, ieri mattina, il pubblico ministero Massimo Astori ha chiesto la condanna.

Due le vicende che hanno spinto la Procura a mandare a processo gli imputati. La prima, da cui l’intero fascicolo è nato, riguarda l’insabbiamento di migliaia di contravvenzioni (in realtà in aula è approdata una tranche di poco più di un centinaio di multe) al Codice della strada che l’ufficio verbali della polizia stradale, tra il 2009 e il 2013, ha omesso di notificare per “pigrizia” (secondo l’accusa), per rendere più efficiente il servizio e il sistema, nella lettura che ha fatto della vicenda la difesa.

La seconda riguarda le accuse all’ufficio verbale dei vigili di aver cancellato 17 multe fatto alle auto private degli agenti della polstrada parcheggiate - ma senza tagliando del parcometro - negli spazi blu di via Italia Libera. Le multe vennero cancellate, ha accusato il pubblico ministero in seguito a un accordo con l’allora comandante della stradale .

Il pubblico ministero ha sollecitato le condanne per gli imputati: l’ex numero due della polizia stradale e un commissario della polizia locale.

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