Multe, i ticinesi continuano a non pagare
I vigili: ora un nuovo sistema per stanarli

Il Comune lamenta un mancato introito di 300mila euro all’anno. Il comandante della Polizia locale: «Controlli più accurati, risolveremo il problema»

Non bastassero i dati del Comune di Como, che l’anno scorso hanno fatto emergere la realtà che gli svizzeri non pagano le multe prese appena al di qua del confine, ora ci sono pure quelli del Comune di Milano, rilanciati dal tg satirico “Striscia la notizia”, che ha rivelato come il capoluogo lombardo lamenti un mancato introito di un milione e 250mila euro proprio dagli automobilisti con targa della confederazione.

Un problema grave (mancano circa 300mila euro all'anno alle entrate di Palazzo Cernezzi), a cui la polizia locale sta cercando di porre rimedio.

«Nel corso di quest’anno abbiamo inaugurato due sistemi sperimentali che, a pochi mesi dall’avvio, sembrano dare buoni frutti. Se queste prime impressioni dovessero trovare conferma, a regime potremo dire di avere elevato la percentuale delle multe pagate oltreconfine» rivela il comandante della polizia locale Donatello Ghezzo.

In che cosa consistono queste nuove procedure? «Per cercare di recuperare multe pregresse del 2015, non in prescrizione, abbiamo affidato un pacchetto di 250 ammende ad una società specializzata nel recupero e riscossione crediti, la Nivi Credit di Firenze, che rende riconosciuti in Svizzera i titoli esecutivi italiani. Il problema è questo: il sistema di riscossione svizzero non riconosce esecutività ai titoli emessi in Italia».

Ma non c’è solo questa strada, che comporta oneri, per recuperare le multe al di là del confine. E qui è la vera sperimentazione avviata dal comando della polizia locale comasca. «Abbiano deciso di tenere in casa la gestione delle multe alle targhe svizzere, almeno nella parte di accertamento, avvalendoci del Centro di cooperazione doganale di Ponte Chiasso - dice ancora Ghezzo - Riusciamo ad ottenere così dati relativi alle targhe svizzere in tempi brevi, molto accurati e aggiornati, con minima possibilità di errore. E questa è una buona base da cui partire. Poi la riscossione è affidata ai soliti canali, ma se l’indirizzo è giusto, ci sono buone probabilità che l’ammenda venga saldata».

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