Nasce in città la casa degli intrecci. Ospita sei giovani di nazioni diverse

Fondazione Scalabrini Inaugurata ieri l’abitazione in via San Bernardino da Siena: «Cresciamo per merito dell’aiuto dei comaschi»

Si chiama la “Casa degli Intrecci” e mai nome fu più azzeccato. Sia per gli “intrecci” di mani che si sono supportate l’un l’altra per ideare, strutturare e realizzare il progetto, sia per le diverse etnie che ora quella casa riempiranno, in cerca di un posto dove vivere lungo la strada che porta ad un futuro non più solo sognato. È stata presentata, in via San Bernardino da Siena, la ventiquattresima casa gestita dalla Fondazione Scalabrini, in questo caso con partner Refugees Welcome di Como.

L’appartamento, ottenuto partecipando ad un bando del Comune per la gestione degli alloggi popolari che richiedevano manutenzione, ospiterà sei giovani di Somalia, Mali e Guinea, tutti con un lavoro stabile ma che non trovavano case dove abitare, in alcuni casi anche per la diffidenza dei proprietari nel firmare con loro contratti di affitto. Già da oggi la casa sarà abitata e accudita dai nuovi ospiti, che potranno rimanere in questi locali per un tempo compreso tra i 12 e i 18 mesi in cui dovranno cercarsi una collocazione stabile. La “Casa degli Intrecci” è dunque una soluzione ponte, per evitare di cadere nel “mare” della strada.

La Fondazione ha speso 56.200 euro per la ristrutturazione degli alloggi (due diversi appartamenti uniti insieme) mentre i sei stranieri pagheranno 140 euro al mese alla Fondazione con un contratto di ospitalità. La Fondazione, che quest’anno compie 20 anni, ha anche ricordato che 61 persone dormiranno in queste notti nelle loro case, frutto di 36 famiglie accolte nel 2022 con 47 bambini. Tornando agli alloggi di via San Bernardino da Siena, sono stati dati in concessione dal Comune per 15 anni rinnovabili per altri 10, al costo simbolico di 20 euro al mese.

Al taglio del nastro di ieri erano presenti le tante mani che hanno aiutato in questo progetto, in piedi accanto a Francesca Paini presidente della Fondazione Scalabrini, Olivia Piro di Refugees Welcome Como, al vicesindaco Nicoletta Roperto e all’ex assessore della giunta Landriscina, con cui era iniziato il percorso, Angela Corengia. «Quest’anno – ha detto la Paini – Fondazione Scalabrini compie 20 anni: non c’è modo migliore che inaugurare la nostra ventiquattresima casa per festeggiare. La Fondazione cresce grazie all’aiuto di tutti e Como è una città generosa di aiuti piccoli e grandi». La Paini ha infine ricordato ciò che diceva Scalabrini, ovvero che «siamo tutti impastati della stessa fragile creta».

Il vicesindaco Nicoletta Roperto, ha poi aggiunto: «Questa casa restituita all’uso dei cittadini comaschi fragili è l’esempio di una strada possibile: la collaborazione tra il Comune e il Terzo settore fa bene alla Città. L’emergenza abitativa è sempre più grave ed è necessaria una grande collaborazione».

Olivia Piro ha chiuso gli interventi: «L’autonomia abitativa è ancora più difficile di quella lavorativa. Sono molti i pregiudizi anche solo per ottenere un affitto. E senza casa è difficile arrivare all’autonomia piena. Refugees Welcome farà da garante, i ragazzi sanno che dovranno assumersi le responsabilità nei confronti dell’ambiente dove vivono. Li seguiremo con un rapporto di uno a uno, saremo sempre a disposizione».

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