Nel carcere e sulle strade: il quarto episodio del podcast su don Roberto, a caccia di speranza (ascolta)

Online Le tre puntate precedenti, con le voci di chi ha conosciuto da vicino il prete di tutti, ucciso a coltellate in San Rocco, hanno raccolto 34 mila ascolti. Nel nuovo episodio seguiamo il filo della speranza che questo prete donava a chi era senza

Nel carcere di Como scrivere un libro è impossibile, ma Zef Caraci, anno 1983, in cella dall’età di 22 anni, ce l’ha fatta. La sua forza è stata la speranza, un filo sottile e luminoso teso tra lui e don Roberto Malgesini, che oltre quelle sbarre ha saputo tendergli la mano e dirgli: «Io non ti abbandono». La stessa speranza di chi dorme per la strada e ancora stringe tra le mani una sua fotografia, perché l’omicidio del prete che sapeva scrivere fuori dai margini non è stata una fine, semmai l’inizio di una storia che continua tuttora.

Ascolta "4. Scriveva fuori dai margini - Sapeva dare speranza" su Spreaker.

Seguendo questo filo il nuovo episodio di “Scriveva fuori dai margini”, un podcast esclusivo de La Provincia, ci addentriamo nella Como che soffre, dietro le sbarre e sul freddo asfalto. Lì dove la disperazione rischia di dilagare è bastato un uomo solo per portare speranza.

«Uno in carcere ti racconta la sua vita - racconta Zef Caraci - e quindi non è facile ascoltare, ma da don Roberto Malgesini ho imparato l’arte di stare in silenzio, che non vuol dire stare zitti, ma abbracciare l’altro, farsi carico del suo male e delle sue sofferenze. Don Roberto mi ha reso libero, mentre ero in cella».

La storia di questo prete straordinario che ha segnato la città di Como non finisce con la sua morte, violenta, ingiusta, capace di lasciare chiunque senza parole, ma continua lungo quel filo luminoso che ha saputo srotolare in ogni luogo. «Per strada si sente ancora parlare di lui - testimoniano Filippo De Rosa e Mattia Molteni del gruppo Legami, che scende in strada per assistere i più poveri - spesso mi è capitato di vedere persone con la sua foto nel taschino: sono fiere di aver conosciuto quest’uomo».

E che abbiate incrociato la sua strada o meno, quando camminava per le vie di Como, una possibilità vi rimane: conoscere la sua storia attraverso le voci di chi ancora porta con sé quel filo prezioso. E poi raccontarla, perché solo ascoltandoci a vicenda, come lui ha insegnato, possiamo riuscire a sentirci meno soli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA