New York contro Airbnb: il racconto di una comasca direttamente dalla Grande Mela

Il caso Sarà sempre più difficile trovare un appartamento in affitto su Airbnb nella città americana dopo l’introduzione del nuovo regolamento che limita la possibilità di affittare stanze e appartamenti. Direttamente da New York, ce lo racconta una comasca residente lì

Pubblichiamo di seguito un contributo scritto da Marta Galfetti, comasca attualmente residente a New York, su un tema - l’affito di stanze e appartamenti nella Grande Mela - che avvicina la metropoli americana alla nostra città. Marta Galfetti è a New York da 13 anni e racconta la città tramite fotografie e consigli anche ai suoi ex concittadini comaschi dal suo profilo Instagram.

È di martedì 5 settembre la notizia che a New York era nell’aria da prima dell’estate: a causa della quantità sproporzionata di appartamenti destinati agli affitti brevi in città e al conseguente impatto sull’aumento dei prezzi degli affitti regolari, la città di New York inasprirà le regole per la pubblicazione degli annunci e, soprattutto, rinforzerà i controlli sui contratti in vigore sanciti attraverso le piattaforme online per soggiorni di breve termine come Airbnb e Booking.

Una doccia fredda per i proprietari delle circa 38.500 soluzioni a oggi disponibili in città (solo su Airbnb), che arriva proprio quando il turismo a New York è quasi tornato a livelli pre covid, che però non capita del tutto inattesa. Le regole per gli affitti brevi a New York hanno sempre parlato chiaro: sono da considerarsi legali gli affitti inferiori ai 30 giorni di soggiorno, unicamente quando prevedono un massimo di due persone che condividono lo spazio con il proprietario dello stesso. Il fatto che poi, anche nella ligia Grande Mela, si fossero trovati gli escamotage per aggirare le regole non giustifica la rabbia di oggi verso la loro implementazione.

L’ultimo post pubblicato sul profilo di Marta Galfetti

Cosa cambia quindi? Perché un appartamento a New York sia legalmente iscrivibile sulle piattaforme di advertising del settore come Airbnb saranno necessari revisione e approvazione da parte della città (con presumibili aumenti di costi in tasse e burocrazia). Un periodo di tolleranza, per contenere l’effetto s-prenotazioni e favorire la legalizzazione del processo, è stato stabilito per le prenotazioni già effettuate per i soggiorni entro il 2 dicembre. Le prenotazioni successive, che includono il fruttifero periodo natalizio, saranno automaticamente rimborsate dalle piattaforme di prenotazione a meno che entro quella data l’appartamento in oggetto non sia stato approvato legalmente. A oggi, delle più di 3.000 richieste di approvazione ricevute dalla città dalla fine di agosto, meno di 300 hanno ottenuto la validazione. L’amministrazione della città stima solo su Airbnb la presenza di almeno 10.800 affitti illegali.

Per il colosso dell’hosting si tratta di un durissimo colpo da incassare, un “de facto ban” – un divieto di fatto - come definito dagli stessi vertici di Airbnb, che già avevano provato a opporsi alle nuove regole con una causa legale archiviata non più tardi dello scorso mese.

La notizia newyorkese è presto rimbalzata sui social e sui principali quotidiani di tutto il mondo e ha riaperto una questione che è in realtà condivisa da tutte le città turistiche, Como compresa. Fino a che punto le città sono in grado di assorbire la disponibilità di affitti a breve termine? Qual è l’impatto sui costi, soprattutto nelle zone centrali e turistiche, degli appartamenti destinati a chi, invece, in quelle città vive e genera indotto? Quale l’impatto sulla sicurezza e sulla manutenzione degli spazi condivisi? Queste sono solo alcune tra le domande che le amministrazioni comunali si trovano a dover gestire specialmente nelle città dove il turismo è esploso in breve tempo senza aver trovato una struttura di contenimento adeguata anche dal punto di vista delle soluzioni di pernottamento.

Se il caso di New York sarà di esempio per altre realtà o solo un rumoroso campanello d’allarme lo scopriremo nei prossimi mesi, certo è che in fondo al tunnel di lamentele sempre in aumento intorno al tema degli affitti brevi, qualche proposta concreta sembra vedere la luce (Marta Galfetti).

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