Numeri choc: nuova strage dei nonni
In città decessi aumentati del 60%

Il virus uccide ancora. L’87% delle persone morte per Covid in provincia di Como a novembre aveva più di 75 anni

Como

Nella città di Como a novembre i decessi sono aumentati del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Certo all’anagrafe di Palazzo Cernezzi non risultano soltanto le persone spirate per Covid, di sicuro però la pandemia, fin dall’inizio e soprattutto in questa prima parte del mese di novembre, sta colpendo fortemente tutto il Comasco.

Dei quasi 900 decessi attribuiti ufficialmente al Covid da marzo ad oggi circa un sesto interessa la città. Nel periodo che va dall’1 al 17 novembre del 2019 a Como città erano spirate 49 persone, nello stesso lasso di tempo di quest’anno se ne sono andati 78 concittadini. L’aumento c’è stato peraltro anche nel mese di ottobre (+15% di decessi, sono saliti da 92 a 106), ma la seconda ondata del Covid nel comasco ha incominciato a schiacciarci con più forza dal corrente mese.

Martedì il bollettino diffuso dalla Regione segnava 24 lutti nel comasco in un solo giorno. Un dato impressionante, un triste record mai superato, nemmeno a marzo.

I dati

Se andiamo ad analizzare le età delle persone decedute a novembre nel nostro territorio come casi accertati da Covid l’87% dei decessi riguarda persone con più di 75 anni, il 9,5% investe persone tra i 65 e i 74 anni e il 3,5% cittadini tra i 50 e i 64 anni. Una generazione di nonni ci sta lasciando. Una parte consistente dei lutti ha colpito nuovamente le Rsa, costrette a curare in sede i malati. Molti anziani sono spirati in ospedale, più spesso tra il pronto soccorso e il reparto ordinario, più difficilmente nella terapia intensiva dove l’età media è nettamente più bassa.

Che le vittime predilette del Covid siano gli anziani e ancor più gli anziani fragili è qualcosa che abbiamo ormai imparato. Questo non significa che il resto della popolazione sia fuori pericolo, soprattutto se alle spalle ci sono patologie croniche importanti.

La spiegazione

«Il Covid colpisce tutti - spiega Adele Adorni,direttore della terapia intensiva dell’ospedale Valduce – ma gli anziani di più perché hanno una ridotta capacità di rispondere all’aggressione del virus. Con l’età si riducono le difese immunitarie. Il problema centrale è la risposta clinica dell’organismo all’ospite. Dipende tutto dalle risorse immunitarie che ognuno di noi può mettere in campo e gli anziani inevitabilmente hanno meno armi di difesa. E’ un fatto naturale, la normale evoluzione della vita e della malattia».

«E’ evidente - riprende la dottoressa - che un luogo come la Rsa sia più piagato, perché è un ricovero per anziani fragili, in larga parte già malati. Non ci sono terapie, non ci sono procedure per invertire questa tendenza. E purtroppo non è valsa la chiusura di fatto da marzo di queste strutture perché ugualmente il virus ha trovato uno spiraglio per entrare».
S. Bac.

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