Omicidio stradale
«Chi beve o si droga
è giusto che paghi»

Francesco Selva perse il fratello Luca in un incidente sulla strada statale Lariana due anni fa: «Per me non c’è consolazione, spero sia un deterrente»

Il Senato ha detto sì al reato di omicidio stradale. Soddisfazione per le associazioni familiari e vittime della strada, ma secondo tutti gli addetti ai lavori serve più educazione e cultura.

La nuova legge prevede una pena da 8 a 12 anni per l’omicidio stradale colposo commesso da conducenti sotto l’effetto di stupefacenti o in stato di ebbrezza grave, quindi con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro. Rischia da 5 a 10 anni chi investe mortalmente una persona guidando con un tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 e si macchia di comportamenti molto imprudenti, per esempio passare con il semaforo rosso, andare contromano o fare sorpassi assai azzardati. Questa è la novità chiave del disegno di legge.

«Io dico finalmente – commenta Francesco Selva, il fratello di Luca, il giovane di 18 anni travolto in moto sulla Lariana nel febbraio di due anni fa– non è una consolazione per le tante famiglie che come la nostra hanno sofferto una tragedia, ma speriamo sia un argine che possa funzionare, almeno come deterrente. Perché l’incidente, la distrazione, perfino il colpo di sonno, sono comprensibili, umani. Chi invece ha esagerato alzando il gomito o facendo peggio no, è giusto che paghi. Bisogna essere responsabili, il rischio è uccidere altre persone e per un omicidio non può bastare una multa o qualche ora ai servizi sociali. Poi è chiaro, da domani non scompariranno dall’Italia gli incidenti mortali, lo so, serve educazione, coscienza».

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