Panifici comaschi in allarme per l’aumento dei costi, e c’è chi pensa all’orario ridotto

Caro bollette Tra le attività più interessate dai rincari molti piccoli esercizi hanno già tagliato l’assortimento. Un ristoratore: 5.600 euro di elettricità ad agosto

Da 2.500 euro a luglio ai 5.600 di agosto solo per la bolletta dell’elettricità. È uno degli aumenti registrati a oggi all’Antica Osteria Crotto del Sergente da Massimo Croci, patron del celebre locale di Lora. «La corrente alimenta i forni e i frigoriferi, ma al Crotto, per esempio, non abbiamo l’aria condizionata, in estate le giornate sono più lunghe e c’è più luce per cui i consumi non sono stati particolarmente alti - osserva - ci chiediamo cosa succederà in inverno quando sarà necessario riscaldare la sala. Prevediamo ulteriori aumenti, intanto tutte le materie prime sono aumentate del 20%, c’è un rincaro su ogni acquisto per la cucina del ristorante».

Al Crotto, dove lavorano altre otto persone, non sono stati ritoccati i prezzi alla clientela «perché è ancora tutto da valutare, in base a come si orienteranno le prossime decisioni» conclude Massimo Croci. Con lui, in attesa, c’è tutto il settore della ristorazione e i pubblici esercizi, anche più piccoli che, a fronte di bollette da 5mila euro, potrebbero non avere la liquidità per sostenere l’impatto dei rincari.

«Stiamo spegnendo le insegne luminose, alcuni negozi hanno ridotto gli orari di apertura, si limano i prodotti in portafoglio perché la varietà comporta degli sprechi maggiori»

«Si è cominciato con il ridurre i consumi, stiamo spegnendo persino le insegne luminose, alcuni negozi hanno ridotto gli orari di apertura, si limano i prodotti in portafoglio perché la varietà comporta degli sprechi maggiori - è l’esperienza riportata da Roberto Capello, presidente della federazione italiana panificatori e dell’unione regionale panificatori della Lombardia - i piccoli esercizi gestiscono con grandissime difficoltà di ordine finanziario questo momento con bollette quasi triplicate rispetto all’anno scorso ed è difficile riversare aumenti importanti sul prezzo finale di alimenti fondamentali come il pane quando hai consumatori che tutti i giorni ti guardano negli occhi».

C’è anche un senso di responsabilità di chi lavora con il cibo, mentre intanto gli aumenti erodono marginalità e risparmi. «Nel caso di attività a conduzione familiare e piccoli artigiani, i familiari in questo momento lavorano gratis, ma non sappiamo quanto si possa proseguire in queste condizioni - aggiunge il presidente panificatori - intanto si cerca di contenere i costi, i frigoriferi che consumano molto sono stati ridotti, ottimizzando gli spazi, e si sono attuate iniziative per contenere la dissipazione delle temperature e dell’aria fredda».

«L’ipotesi che potesse esserci meno grano ha incrementato il fenomeno dell’accaparramento»

Cambiano anche i suggerimenti per i consumi e si modificano i prodotti: si tendono a vendere pani piccoli e poi una parte più grande da affettare adatta al consumo il giorno dopo. Piccole logiche di riduzione per una lotta impari. Le macro cause infatti sono riconosciute nella speculazione internazionale ed è in discussione anche la narrazione di quello che accade.

«L’ipotesi che potesse esserci meno grano ha incrementato il fenomeno dell’accaparramento, ma non è vero, per esempio, che dipendiamo dal grano dell’Ucraina che è piuttosto un grande produttore di alimenti per gli animali - tiene a precisare Roberto Capello - tutto è iniziato con i lockdown del 2020 che, fermate le produzioni, ha innescato una ricerca di investimenti in commodities, materie prime e risorse primarie. L’energia e beni come il grano, il riso, il caffè sono diventati oggetto di feroce speculazione e infatti già da tempo il settore alimentare ha cominciato a subire gli aumenti di prezzo. Alla fine dello scorso anno il grano, raccolto a giugno dell’anno precedente, risultava più che raddoppiato di prezzo soltanto perché qualcuno ha detto che forse sarebbe mancato, mettendo in fibrillazione il mercato»

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