Passaggi a livello, al via il nuovo sistema
La presa in giro: sbarre giù sette minuti

In piazza Verdi erano previsti 2 minuti e 30. Nel primo giorno attesa triplicata, pedoni infuriati, problemi anche per la circolazione delle auto lungo il Girone

Buona la prima? Niente affatto. Anzi. L’annunciato allungamento dei tempi in cui le sbarre dei passaggi a livello lungo viale Lecco - che già prevedeva il raddoppio rispetto dell’attesa rispetto a quanto avveniva fino a venerdì - in realtà era al ribasso.

Su tre test effettuati al passaggio di piazza Verdi - alle 11.44 e alle 12.44 - le sbarre non sono rimaste abbassate per i 2 minuti e 30 secondi comunicati da Ferrovienord (fino a ieri il tempo era di 59 secondi) ma per oltre 4 minuti, poi per 7 minuti e 6 secondi e ancora per oltre 6 minuti. Insomma quasi il triplo del previsto con arrabbiatura dei pedoni e gli automobilisti bloccati.

Presa diretta

Ma andiamo con ordine. Ieri - dopo la fumata nera dell’incontro di mercoledì scorso al ministero dei Trasporti - è entrato in funzione il nuovo sistema di sicurezza sui passaggi a livello che prevede un sistema automatico di frenata del treno in caso di anomalie. Sono da poco passate le undici e un quarto e a Sant’Orsola il treno che arriva da Milano è alla stazione di Como Borghi. Si sente, in lontananza, l’annuncio dell’altoparlante. Poco dopo le sbarre scendono e le auto iniziano a incolonnarsi. Passano alcune decine di secondi e arriva il treno, passa e poi si rialzano le sbarre. Tempo? Poco più di due minuti sui 2 minuti e 15 secondi previsti (ma fino a venerdì era un minuto e un secondo).

La coda arriva fino all’incrocio con l’ingresso dell’autosilo di via Auguadri, molto più del solito, Ma è sabato mattina e il peggio arriverà da domani.

Spostiamoci all’altezza di piazza Verdi. Alle 11.44 suona la campanella e si abbassano le sbarre. Parte il cronometro, ma il treno non si vede neanche in lontananza. Il tempo passa, un minuto, due minuti, tre minuti....e finalmente passa anche il treno diretto in stazione. Il risultato? Sbarre giù per oltre 4 minuti rispetto ai 2 minuti e 30 previsti. L’assessore ai Trasporti Pierangelo Gervasoni, lì per un sopralluogo, allarga le braccia: «Non ci siamo proprio».

C’è chi attraversa lo stesso

Un caso? Un errore? No, a giudicare da quello che accade più tardi. Le sbarre si abbassano in attesa del treno proveniente da Milano, atteso alla stazione di Como Lago alle 12.44. Appena sceso il passaggio a livello, le persone si mettono disciplinatamente in attesa, stesso discorso per gli automobilisti. Il tempo però scorre inesorabile e - anche questa volta - passano i due minuti e trenta di chiusura previsti sulla carta senza che il convoglio abbia fatto capolino dai binari. Inizia a crearsi la coda su via Manzoni e viale Lecco, mentre i pedoni iniziano a diventare molti, arrivando a essere settanta.

Passano quattro minuti di attesa, i comaschi cominciano a spazientirsi, tanto che un signore decide di attraversare i binari, intrufolandosi in mezzo alle sbarre, senza aspettare il transito del treno.

Il cronometro segna sei minuti e il passaggio a livello continua a restare abbassato. A quel punto, qualcuno si lascia andare a un colpo di clacson, altri protestano a voce alta. Si arriva a sette minuti e, in lontananza, compare il convoglio, accolto anche con un applauso ironico di una signora che aspetta sul marciapiede di via Manzoni.

Una volta alzate le sbarre, tutti si affrettano a raggiungere piazza Verdi, il semaforo di via Manzoni o viale Lecco. Ma, ecco l’amara sorpresa, dopo nemmeno due minuti si abbassa di nuovo il passaggio a livello, per consentire al treno delle 12.46 di partire e proseguire la sua corsa verso Milano. Anche in questo caso, i tempi di attesa non sono rispettati. Automobilisti, ciclisti e pedoni, fra l’irritazione generale, devono pazientare ben sei minuti e ventisei secondi prima di poter proseguire il proprio percorso. Il copione è lo stesso: clacson, proteste, irritazione generale. E la pazienza, al giorno uno, è già al limite.

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