Pennestrì propone la sua pena
«Quattro anni e mezzo di carcere»

L’ex patron della Comense chiede il patteggiamento - Tre gli anni proposti dal figlio Stefano

Quattro anni e mezzo di carcere e 55mila euro di risarcimento danni. Antonio Pennestrì ha formalizzato - per il tramite del suo avvocato, Giuseppe Botta - la propria proposta di patteggiamento per l’accusa di corruzione (e non solo) nell’ambito dell’inchiesta sulla tangentopoli del fisco che ha travolto anche i vertici dell’Agenzia delle entrate comasca. Dopo una serie di lunghi incontro tra il legale dell’ex patron della Comense e il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare dell’inchiesta, è dunque arrivata la proposta di patteggiamento. Tre gli anni di carcere proposti dal figlio Stefano Pennestrì: pure lui ha risarcito circa 55mila euro, già garantiti con un assegno circolare.

Ora spetterà al magistrato titolare del fascicolo decidere se la pena è o meno congrua e, in caso di accordo, l’ultima parola è del giudice delle udienze preliminari. Contestualmente alla proposta di patteggiamento, l’avvocato dei due Pennestrì ha anche formalizzato la richiesta di concessione degli arresti domiciliari a padre e figlio, che si trovano in carcere ormai da oltre due mesi e mezzo. Anche su questa richiesta dovrà pronunciare il giudice

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