Pericolo dei terremoti
Qui il rischio più basso

Ma il geologo Michetti legge in modo critico la classificazione

«Considera solo il passato, movimenti tettonici anche nell’area insubrica»

Il lago di Como si trova in una zona con l’indice di rischio sismico più basso a livello nazionale. Eppure il geologo avverte: «Niente rassicurazioni, meglio essere catastrofisti». Questa è l’opinione di Alessandro Maria Michetti, docente dell’Insubria ed esperto in terremoti, chiamato in questi giorni insieme ad un team di colleghi in centro Italia, nelle aree colpite dal disastro, per compiere rilievi e valutare la sicurezza dei paesi tra Amatrice, Accumoli e Arquata.

«La scala della pericolosità sismica va da uno a quattro, dove uno sta ad indicare il grado di rischio più elevato – spiega il professore – il triangolo lariano è in fascia quattro, quindi il grado minore. Vale per la città e la provincia di Como, ma anche per il ramo di Lecco e nonostante delle piccole differenze di sottosezioni anche in Valtellina il grado è assimilabile al quarto. Si vedono delle differenze sensibili solo spostandosi verso Brescia, dove la scala scende a due».

Insomma siamo fuori pericolo. «Non del tutto perché questa classificazione si basa sulla frequenza degli eventi sismici accaduti nel passato – precisa Michetti - sul numero di terremoti con un’intensità molto forte che si sono verificati durante il corso della storia. O, almeno, quelli di cui c’è pervenuta notizia, è possibile che la memoria di alcuni sismi sia andata perduta. I terremoti infatti hanno dei tempi di ritorno molto ampi, ci vogliono secoli e secoli perché si ripresentino. In una zona ad alto rischio come la dorsale appenninica, vicino all’Aquila per fare un esempio noto, le faglie muovendosi avevano scatenato un disastro gemello all’inizio del 1600. A distanza di tre secoli e mezzo, nel 2009 e di nuovo oggi, sono tornate a far traballare la terra. A Como e dintorni invece non abbiamo riscontri di terremoti intensi, gli studi compiuti sul sottosuolo non hanno fornito indizi concreti». Appunto professore, anche l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dice che il suolo comasco è sicuro. Non possiamo stare tranquilli? «Io non voglio correre rischi, perciò rispondo con un secco no – dice Michetti – anche perché delle recenti ricerche alle quali abbiamo partecipato hanno dimostrato che nell’area insubrica, dal lago di Como al monte Bollettone, esistono dei movimenti tettonici. Magari sono più lenti rispetto ad altre parti d’Italia, ma l’attività c’è. La magnitudo di un eventuale terremoto non dipende dalla frequenza storica delle scosse, dal numero dei terremoti e nemmeno dalla velocità dei movimenti tettonici, gli effetti potrebbero essere identici a quelli tremendi che vediamo adesso sui giornali e nelle televisioni, se non peggio. E giocare con la statistica non mi piace affatto. Tolto quello di Modena, un sisma relativamente più debole, l’ultimo terremoto oltre i 6 gradi di magnitudo che si è verificato nella pianura Padana, più precisamente nel bresciano, è datato 1222. Qual è il tempo di ritorno e dove sarà l’epicentro? Io non so rispondere, ma con la bassa frequenza sismica è bene non scherzare, anzi la probabilità matematica che si manifesti un nuovo evento dopo un lungo periodo è addirittura superiore».

Il docente dell’Insubria sembra voler spaventare, mettere paura per stimolare una reazione, magari una campagna a tappeto per fare prevenzione. «Sì, è proprio il mio intento – ribatte Michetti – perché a Norcia non ci sono stati morti e sfaceli solo grazie ad una attenta ricostruzione antisismica. Modena invece è finita in ginocchio perché interi filari di capannoni avevano i tetti soltanto appoggiati sui pilastri, bastava un soffio. Bisogna rispettare la legge e costruire con senno e intelligenza. Arrivasse un terremoto in Lombardia con la concentrazione di persone, case, attività, industrie e la mancanza di prevenzione sul costruito il disastro sarebbe inimmaginabile. Spaventarsi in questo caso fa bene alla salute: investiamo subito nell’edilizia antisismica».

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