Petrosino alle Primavere
«Siamo tutti vedenti ciechi»

Il filosofo e la cultura dell’Occidente: «L’unico modo per custodire i valori è coltivarli»

L’unico modo per custodire i valori è coltivarli e alimentarli attraverso una riflessione continua. Ieri, alle Primavere di Como, di fronte a un teatro Sociale pieno, il filosofo Silvano Petrosino ha fornito alcune chiavi di lettura per affrontare il tema dell’Occidente, tra conquiste e derive. «Sono sempre contento di venire qui – ha commentato il docente dell’università Cattolica, relatore apprezzato già altre volte all’interno delle rassegne passate – ma questa volta, ammetto, sono più felice. L’argomento è interessante, difficile e va affrontato con forza e umiltà».

Parole, pensieri, musica, immagini: l’esperienza della rassegna è molteplice. La chitarra di Davide Noseda e le percussioni di Alberto Maccarroni (componenti del gruppo “Les Fleurs des Maladives”) hanno introdotto l’incontro con un brano circa il divergere tra un Occidente pragmatico e un Oriente spirituale. C’è, in questa edizione della rassegna, una collaborazione con l’associazione Musicisti di Como: «Siamo interessati in maniera particolare al mondo giovanile – ha spiegato il direttore de La Provincia Diego Minonzio – e, a questo proposito, abbiamo in serbo una sorpresa. Sarà svelata al prossimo incontro».

L’Occidente è eredità classica greca e tradizione biblica, un percorso lungo i secoli attraverso la nascita della borghesia, le grandi rivoluzioni e la crisi: «Non esiste una risposta univoca – ha continuato Petrosino – e nessuno può avere la pretesa di avere una parola definitiva. Ho trovato pertinente il richiamo a Saramago e a “Cecità”, il suo libro». È una grande metafora: siamo, al contempo, sia vedenti sia ciechi perché nel romanzo del premio Nobel per la letteratura portoghese, la cecità non porta buio, è bianca. «Non basta avere gli occhi per vedere. Non ci accorgiamo se nostra moglie va dal parrucchiere oppure di cosa prova il collega al nostro fianco. È necessario guardare. L’attenzione è la preghiera naturale dell’uomo».

Possiamo vivere, quindi, in una civiltà ed essere ciechi e considerare tutto ovvio e naturale. Spesso, quando si parla di Occidente, non si hanno le idee chiare. Per questo, è importante discutere sull’argomento. «Un valore è l’unicità, l’attenzione particolare verso il singolo. Pensiamo alla bibbia: il Dio parla direttamente alle persone, stabilisce un rapporto, può abbandonare 99 pecore, seguendo la metafora, per andare a prendere quella smarrita». La proprietà privata quindi è fondamentale però, sottolinea Petrosino, è l’uomo a essere sacro: «Il proprio non è semplicemente proprietà, non vanno confusi i due aspetti. La tassa sui redditi milionari non è un attacco ai nostri valori». Un altro aspetto, ed è una differenza cruciale con il mondo islamico, è la separazione fra potere religioso e politico: «Il concetto di laicità è fondamentale e dobbiamo riconoscerne la grandiosità. Attenzione: non deve trasformarsi in laicismo e diventare fede. La bibbia lo dice: “Date a Cesare quel che è di Cesare”. Sono felice di essere nato qui. Però, io non sono Charlie. Il direttore andò a Copenaghen e disse che il diritto alla blasfemia è una conquista: per me è no, non può essere concepita così. Come si può teorizzare? È sbagliato».

Il filosofo ha più volte strappato un sorriso al pubblico, sempre attento e, alla fine, è stato incalzato dalle domande del direttore Diego Minonzio e del pubblico. A tutte le persone presenti è stato dato in omaggio un sacchetto di semi, fagioli per la precisione, piantine utili e ornamentali. L’invito, nell’anno delle leguminose, è a metterli nella terra, prendersene cura, accompagnarne la crescita e ricordarsi delle Primavere. Sono offerti da Fondazione Minoprio e saranno a disposizione del pubblico anche nelle serate successive.

© RIPRODUZIONE RISERVATA