Pioggia quasi dimezzata dal 2001. Così è cambiato il meteo sul Lario

I dati dell’Arpa La temperatura si è alzata di 1,6 gradi negli ultimi trent’anni. La neve è quasi sparita e le precipitazioni hanno più carattere temporalesco

Un caldo «anomalo» nel 2022 a Como, il termometro ha segnato 1,6 gradi in più in provincia rispetto agli ultimi trent’anni. Non bastasse, le stagioni sono sempre più secche, non è mai scesa così poca pioggia dall’inizio del millennio. Nei precedenti dodici mesi attorno alla città sono caduti 739 millimetri d’acqua contro una media pari a 1.314, vuol dire un deficit del 44%. Lo dice l’Arpa Lombardia: viviamo nel continente che si sta scaldando più velocemente di tutto mondo. Il nostro territorio, dall’alto lago alla Brianza, non fa eccezione.

«La temperatura registrata nel 2022 nel panorama regionale è piuttosto omogenea – spiega il climatologo di Arpa Matteo Zanetti – rispetto agli ultimi trent’anni c’è una anomalia, un caldo nettamente superiore in confronto alle normali medie. A Como l’anomalia della temperatura media è stata pari a 1,6 gradi centigradi».

Complessivamente, l’anno chiude con un deficit variabile tra il 20-50% del totale medio 1991-2020

Stessa anomalia a Varese, Milano tocca 1,9 gradi, 1,8 a Brescia e Pavia, Mantova 1,3 mentre Sondrio ed Edolo arrivano a 2,5 gradi. «I giorni più caldi in assoluto – spiega Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente - sono stati quelli tra il 22 e il 25 luglio e tra il 5 e il 6 agosto, con valori massimi in pianura intorno a 37 gradi».

Molte località, compresa la nostra, hanno vissuto notti tropicali, mai sotto i 20 gradi. «Oltre alle alte temperature – spiega sempre Arpa - il 2022 verrà ricordato anche per la marcata scarsità di precipitazioni, solo parzialmente recuperate tra novembre e dicembre. Complessivamente, l’anno chiude con un deficit variabile tra il 20-50% del totale medio 1991-2020. La stagione più secca è stata la primavera (marzo ha chiuso con un deficit intorno al 70%), che, con il mancato apporto nevoso normale sulle Alpi, ha peggiorato la situazione già creatasi nei mesi invernali». Come detto a Como sono scesi 739 millimetri di pioggia contro i 1.314 degli ultimi dal 2001, un calo del 44%. Il parametro che misura l’acqua stoccata sotto forma di neve si è azzerato con due mesi di anticipo rispetto allo standard, impattando significativamente sulle riserve idriche regionali, ben inferiori ai minimi storici del periodo dal 2008 al 2020 per l’intera stagione estiva.

«Dobbiamo dimenticarci i bianchi inverni degli anni ’70 e ’80 la tendenza volge verso un clima più caldo, è un fatto. Occorre invece abituarsi ai forti scrosci»

Basta vedere il lago di Como, a lungo in secca, sotto i livelli minimi tanto da mettere in discussione in sistema della Navigazione. Per mesi le dighe hanno dovuto regolare i flussi d’acqua, con una siccità preoccupante a valle. «Dobbiamo dimenticarci i bianchi inverni degli anni ’70 e ’80 – dice Zanetti – la tendenza volge verso un clima più caldo, è un fatto. Occorre invece abituarsi ai forti scrosci». Rovinose grandinate si sono abbattute con maggiore frequenza, con chicchi di dimensioni sempre più grandi. Attorno a un lago come il nostro dove cadono già più fulmini rispetto al panorama nazionale, Como e Lecco sono le province dove nel 2021 e nel 2022 sono scese più scariche.

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