Piroscafo Patria, trenta giorni per (non) dirsi addio

La storia infinita La Provincia chiede una risposta al progetto dei privati, ma non c’è la possibilità di fare i lavori. Guggiari: «Stiamo cercando di spingere la politica, è l’ultimo tentativo». Bongiasca: «Va messo un punto fermo»

I privati parlano di «ultimo tentativo» e l’amministrazione provinciale è decisa a «mettere un punto fermo». Per il destino del piroscafo Patria, i prossimi trenta giorni saranno decisivi.

L’imbarcazione del 1926 è infatti preda del degrado (il rivestimento in teak è da rifare e da poppa a prua hanno trovato casa piccioni, gabbiani e cormorani con tutte le conseguenze negative del caso). Tutto questo nonostante ci siano privati pronti a investire (già dal 2018), un progetto di utilizzo per la navigazione (approvato definitivamente dalla Soprintendenza), ma è impossibile effettuare i lavori di manutenzione poiché la Navigazione continua a ribadire - e lo ha fatto anche a fine gennaio - che la messa a disposizione delle infrastrutture (intese come cantieri di Dervio o Tavernola) è «impraticabile».

Situazione paradossale

Una situazione di stallo che si trascina ormai da parecchio tempo senza passi in avanti e che ha portato l’amministrazione provinciale a chiedere ai privati (la società Lake of Como Steamship Company Snc, realtà imprenditoriale costituita da Enrico Guggiari e Giorgio Porta) se abbiano trovato gli spazi per la manutenzione oltre agli attracchi per imbarco e sbarco, requisiti contenuti nel bando. Spazi che, però, può mettere a disposizione solo la Navigazione che, come detto, non ha al momento cambiato idea. Villa Saporiti ha chiesto una risposta - con l’obiettivo di andare a chiudere il procedimento, in un verso o nell’altro - entro 10 giorni e, di contro, i privati hanno invece proposto una proroga di 60 giorni.

«Stiamo cercando di spingere la politica - spiega Enrico Guggiari - affinché trovi un accordo che vada bene sia alla Navigazione che a noi e per questo abbiamo chiesto sessanta giorni di tempo». E la soluzione politica, ammesso che la si trovi, deve arrivare da Roma. «Ho investito molti soldi - aggiunge - in questo progetto e non vedo perché dovrei farmi da parte e, soprattutto, con un tempo di dieci giorni. Parliamo di una vicenda che va avanti da anni e io ho risposto a una gara d’appalto che mi dava la possibilità di gestire il Patria e ho quindi pensato che si poteva andare in quella direzione. Se c’erano delle questioni ostative, e mi riferisco al tema della Navigazione, andavano indicate precedentemente».

Il tempo sta scadendo

Su una cosa però Guggiari è chiaro. Non si può pensare di attuare un progetto facendo a meno della Navigazione e che, quindi, se non si trovasse una via d’uscita in extremis, difficilmente si potrebbe pensare proseguire. «Portare avanti un’iniziativa controcorrente alla Navigazione sul lago di Como - conclude l’imprenditore - sarebbe una cosa da folli. Per questo serve un accordo e, da parte nostra, questo è l’ultimo tentativo».

«Ci hanno chiesto 60 giorni, ma ne concederemo 30 perché è il momento di arrivare a una soluzione. Se propongono altro valuteremo, ma bisogna mettere un punto»

Dal canto suo il presidente di Villa Saporiti Fiorenzo Bongiasca chiarisce: «Come previsto nel bando, loro dovevano trovare la soluzione del problema della manutenzione e degli attracchi e, non essendo stata trovata in questi quattro anni, non potevamo aspettare oltre, visto che siamo stati accusati di immobilismo». E nel merito della richiesta di proroga aggiunge: «Ci hanno chiesto 60 giorni, ma ne concederemo 30 perché è il momento di arrivare a una soluzione. Se propongono altro valuteremo, ma bisogna mettere un punto». In caso di addio ai privati il numero uno di via Borgovico dice: «Troveremo altre soluzioni. I tempi, però, non dipendono solo da me». Il tutto (nodo manutenzione incluso) tornerebbe infatti sul tavolo del pubblico.

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