Politecnico in fuga da Como
«Colpa delle istituzioni»

L’accusa dell’imprenditore Brenna: «Le istituzioni non hanno saputo ascoltare l’università»

La fuga del Politecnico dalla città? Colpa delle istituzioni comasche e delle associazioni di categoria. Il j’accuse arriva da Graziano Brenna, industriale che segue la vicenda Politecnico per conto della Camera di Commercio e di Unindustria e che nei giorni del trasloco di ben quattro corsi di laurea lancia un appello: «Dobbiamo dare fiducia all’ultima fiammella che arde ancora al Polo di Como, agli informatici, per ripartire».

In questi giorni gli ultimi ricercatori di ingegneria ambientale e di geomatica hanno traslocato a Milano, in via Valleggio sono rimasti soltanto gli informatici, i veri fondatori del Polo di Como. In un triennio, dopo il sogno sfumato del Campus al San Martino, da un bacino di circa 1700 studenti siamo arrivati ad un totale di 500 iscritti. Da cinque insegnamenti (ingegneria informatica, ambientale, gestionale, geomatica e design) è rimasto un corso di laurea (informatica). «Il nuovo rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta - riflette Pierluigi Della Vigna, storico ex pro rettore del Polo di Como - ha detto di volersi occupare personalmente del nostro insediamento universitario. È un buon segnale. La città e il Politecnico devono tornare a parlarsi, credo ci sia tutto l’interesse e la convenienza».

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