Portava i migranti in Svizzera
Niente risarcimento
alla parlamentare socialista

Lisa Bosia Mirra aiutò 24 persone ad entrare in Canton Ticino. Il giudice: «Ma a Como non erano in pericolo di vita»

Mentre accusa e difesa continuano a darsi battaglia e dovranno nuovamente presentarsi davanti alla Corte di appello e revisione penale per ridefinire la condanna a Lisa Bosia Mirra - l’ex parlamentare socialista che nel 2016 aiutò 24 migranti a varcare da Como il confine svizzero -, il sito del Mattino della Domenica (voce ufficiale della Lega dei Ticinesi) rivela l’ennesimo colpo di scena di questa vicenda che interessa da vicino anche il nostro capoluogo.

Già perché Lisa Bosia Mirra, attraverso i suoi legali, avrebbe chiesto al Tribunale federale il via libera ad risarcimento di oltre 48 mila franchi - poco meno di 45 mila euro - per l’ingiusta condanna subita per aver accompagnato illegalmente in Svizzera 24 tra eritrei e siriani. «Non c’erano alternative. In quel momento quelle persone dovevano lasciare il più presto possibile Como per raggiungere la Germania, dove li avrebbero poi accolti parenti e conoscenti», si sarebbe giustificata l’ex parlamentare, chiamando in causa per il risarcimento direttamente il Governo di Bellinzona. Ma il Tribunale federale non ha accolto la tesi di Lisa Bosia Mirra. «Il trasporto di quei venti cittadini stranieri è stato pianificato e non deciso al momento», hanno affermato i giudici di Losanna, aggiungendo anche un altro dettaglio che ben inquadra quanto stava accadendo in quei giorni a cavallo tra agosto e settembre del 2016. «In quel periodo - hanno scritto i giudici di Losanna - a Como i migranti erano assistiti e non vi era alcun pericolo per la loro vita e per la loro salute». Quindi l’ex parlamentare socialista «avrebbe potuto continuare a prestare loro aiuto e assistenza sul posto, attraverso iniziative entro i confini della legalità».

Oltre a respingere i quasi 48 mila franchi di risarcimento, i giudici di Losanna hanno condannato Lisa Bosia Mirra al pagamento di 3 mila franchi di spese legali. Nel contempo, sempre il Tribunale penale ha però voluto alleggerire la posizione dell’ex parlamentare - in attesa della decisione della Corte di appello e revisione penale, spiegando che i reati in campo restano quelli di “entrata e partenza illegali”, mentre è decaduto quello di “favoreggiamento al soggiorno illegale”. Questo perché i migranti avevano trascorso poco tempo - in pratica una sola notte - presso l’abitazione dell’ex parlamentare. L’iniziale condanna in primo grado del 2017 è poi stata ridotta nel 2019 a 8800 franchi con una sanzione aggiuntiva di altri mille franchi. La difesa aveva chiesto l’assoluzione. Non così l’accusa, che ha rimarcato il fatto che «la condanna è stata comunque ridotta ad una sanzione pecuniaria in virtù dell’impegno umanitario». Ora l’ultima parola alla Corte di appello e revisione penale.

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